di Gaby Weber
Foto di La Izquierda Diario
Traduzione di Margherita Giacobino
Non volevo commentare le esternazioni verbali di Javier Milei al World Economic Forum di Davos di gennaio 2025. Dopotutto, non è la prima volta che il capo di Stato argentino si presenta con un atteggiamento confuso e accusa l’illustre consesso di essere arretrato e in balia della sinistra. Quest’anno, il suo discorso è stato ancora più estremo: ha inveito contro il femminismo, la cultura woke, gli omosessuali e le persone queer e ha annunciato azioni contro questa piaga.
Ma il succo del discorso era già noto. Gli amministratori delegati riuniti hanno scosso un po’ la testa e hanno sopportato. Anche l’Istituto Liberale Svizzero non si è offeso e gli ha conferito il Premio Röpke a Zurigo “per il suo ruolo pionieristico a livello internazionale nella lotta contro il crescente controllo dello Stato”.
In realtà, non credo che si debbano affrontare le persone mentalmente disturbate in modo logico e argomentativo. In Argentina, è risaputo che Milei comunica telepaticamente con gli animali, più precisamente con i suoi quattro cani, che ha ricevuto otto anni fa quando il suo cane preferito, Conan, è morto e lui ha mandato il suo corpo negli Stati Uniti per farne fare dei cloni. Li ha battezzati “i miei figli a quattro zampe” (parole di Milei) Murray, Milton, Robert e Lucas – dal nome dei monumenti del neoliberismo Milton Friedman, Murray Rothard e Robert Lucas – e con loro scambia baci umidi, con gli amici a quattro zampe, non con gli economisti.
Comunica con i suoi quattro cloni e con il defunto Conan tramite la medium Karina, la sua ormai onnipotente sorella, che fino a quando non è salito al potere vendeva torte su Instagram. I biografi riferiscono, senza essere smentiti, che il capo di Stato è fermamente convinto di aver incontrato Conan 2000 anni fa a Roma nel Colosseo, lui come gladiatore, Conan come leone. Ha dato alla sua ex parrucchiera, Lilia Lemoine, un posto alla Camera dei Rappresentanti, dove dirige la Commissione per la Scienza e la Tecnologia. Questa bionda è estremamente qualificata per questo lavoro, in quanto terrapiattista dichiarata, cioè convinta che la terra sia piatta.
La società argentina è in realtà tollerante, e immune alle sue idee segregazioniste sulle donne, le minoranze e i deboli. Un movimento ampio e trasversale è riuscito a far passare il diritto all’aborto in questo paese cattolico, i gay non devono più nascondersi e le donne hanno guadagnato spazio. La magistratura non considera più il femminicidio come un reato minore commesso per passione, ma ha creato un reato penale separato e manda in prigione per molti anni gli assassini delle loro mogli o ex partner. Queste leggi sono state approvate anche con i voti dei partiti conservatori e in qualche modo, nonostante tutte le battute d’arresto, c’è un consenso nella società. Quindi perché arrabbiarsi per un provocatore che non vuole riconoscere che il mondo è cambiato?
E, ultimo ma non meno importante, Milei si è reso ridicolo con le sue stravaganti dichiarazioni sulla scena internazionale. È una vergogna per i suoi compatrioti. Sebbene si sia ripetutamente presentato come l’amico più intimo dei potenti, come “amigo” di Donald Trump, Giorgia Meloni, Nayib Bukele, Viktor Orbán e Benjamin Netanyahu – questa volta gli è stata rifiutata una foto con Trump alla cerimonia di insediamento a Washington. E non è certo che il Presidente degli Stati Uniti si schieri a favore del suo amico di Buenos Aires e fermi le cause nei tribunali arbitrali statunitensi per i danni miliardari subiti dagli investitori americani. È anche improbabile che il suo nuovo ministro delle Finanze interceda presso il Fondo Monetario Internazionale (FMI) a favore dell’uomo venuto da Buenos Aires che a Davos insulta gli omosessuali come pedofili. Scott Bessent è sposato con un ex procuratore di New York con il quale ha due figli.
Provocazioni consapevoli o deliri?
Le provocazioni di Milei hanno un intento. In primo luogo, c’è la politica interna dell’Argentina. A ottobre 2025 si terranno le elezioni parlamentari. Il partito di Milei, La Libertad Avanza (LLA), non ha una propria maggioranza in nessuna delle due camere, ma dipende dall’alleanza conservatrice PRO. Quest’ultima sta prendendo sempre più le distanze dall’imprevedibile destra radicale, a partire dal suo leader Mauricio Macri, un ex presidente che credeva di avere Milei sotto controllo e per questo lo aveva votato. Tuttavia, l’alleanza di destra è ora divisa in diverse fazioni. Ci sono i “negoziatori” che vogliono parlare anche con l’opposizione e negoziare nuove leggi. Tra questi ci sono i politici dell’UCR, l’Unione Civica Radicale, un tempo partito di Raúl Alfonsín, che stringe alleanze con i peronisti e la sinistra, ad esempio in materia di diritti umani. Ma anche l’ala destra non è d’accordo con il comportamento del capo di Stato, che si fa nemici inutili a ogni passo e si rifiuta di scendere a compromessi. Sono imbarazzati dalla “guerra culturale anacronistica e fanatica” della più stretta guardia di Milei, poiché tra loro ci sono gay e molti hanno votato a favore dell’aborto e dei diritti delle donne. Finora il PRO è rimasto a disagio e in silenzio sul discorso di Davos, ha osservato compiaciuto il quotidiano conservatore La Nación.
Quando Milei ha annunciato in Svizzera di voler “sradicare la sinistra e la cultura woke come un cancro”, questo non è andato giù al pubblico. Molti sono infastiditi dal linguaggio inclusivo e di genere, ma le esternazioni aggressive di Milei sono per loro esagerate. Si tratta di combattere un fastidio non un terrorismo, che in Argentina non esiste. Invece la parola “sradicare” ricorda la dittatura degli anni ’70, quando si sradicavano i “sovversivi”. Le persone desaperacidas sono state decine di migliaia e da allora i governi di Buenos Aires hanno firmato numerosi accordi internazionali contro queste misure di terrore di Stato.
Nonostante la mancanza di una maggioranza al Congresso, LLA ha già elaborato proposte legislative concrete per mettere in pratica gli annunci di Milei. Il suo Ministro della Giustizia ha dichiarato che eliminerà il reato di femminicidio, in quanto esiste l’uguaglianza davanti alla legge. Sulla carta d’identità si dovrà tornare a indicare uno dei due generi, maschile o femminile, ma non più non binario. E la discriminazione positiva, cioè le quote per le minoranze, dovrebbe essere abolita.
Al momento non è certo che LLA otterrà la maggioranza necessaria a questo scopo. Il termine femminicidio è stato introdotto nel codice penale solo nel 2012 e all’epoca un’ampia maggioranza ha votato a favore di pene più severe. Tuttavia, la società si sta abituando agli sfoghi verbali del suo presidente contro le minoranze e quello che prima era considerato estremismo di destra si sta lentamente spostando al centro della società. È così che la discriminazione può diventare socialmente accettabile.
La marcia contro la caccia alle streghe
Il discorso di Milei contro le comunità omosessuali e per l’annullamento del reato di femminicidio, ha provocato il 29 gennaio l’incendio della casa di una coppia lesbica a Cañuelas, a sud della capitale, da parte di un vicino. Le due donne e la loro figlia di 5 anni sono illese, mentre il 5 maggio 2024 nel quartiere di Barracas tre lesbiche erano state assassinate, bruciate vive, sempre da un vicino. Una quarta è sopravvissuta con gravi ustioni.
In risposta al discorso di Davos e a questi gravi fatti, sabato 1° febbraio i movimenti femministi e LGBTIQ+ hanno indetto a Buenos Aires e nelle principali città argentine una Marcia dell’orgoglio antifascista e antirazzista. I sindacati, i trotzkisti, i movimenti sociali hanno aderito, e naturalmente erano presenti anche i politici peronisti di opposizione, scatenando accesi dibattiti sui social media. In una torrida giornata estiva, oltre 500mila persone hanno manifestato in Plaza de Mayo, e in decine di migliaia in tutto il Paese. Questa volta il governo ha dovuto placare gli animi annunciando che avrebbe riconsiderato la modifica della legge perché, come avevano sottolineato gli avvocati, se il reato di femminicidio fosse stato abolito, più di 300 assassini e criminali di ogni tipo sarebbero tornati in libertà.
In ogni caso, la marcia del fine settimana è stata una vittoria della società tollerante su un presidente che non è solo un estremista di destra, ma anche un pazzoide.
Il modello economico
La grande domanda: il modello economico potrà resistere fino a ottobre? Sebbene la squadra di Milei si vanti in tutto il mondo che nel 2024 l’inflazione è scesa al 118%, questo risultato è stato ottenuto con un forte calo dei consumi, della produzione e con un aumento della povertà che ha raggiunto il 57%. I pensionati sono stati privati dei farmaci gratuiti, gli ospedali e le università hanno subito tagli al bilancio. Le esportazioni non rendono più a causa della sopravvalutazione del dollaro. Il modello di Milei esalta il dollaro; se permette al tasso di cambio di fluttuare, come richiesto dal mondo finanziario e dalle sacre leggi del neoliberismo, l’inflazione tornerà immediatamente alle stelle e potrebbe causare il crollo delle banche.
Gli argentini conoscono già questa storia dagli anni ’90, dalla presidenza di Carlos Menem, che si è conclusa nel 2001 con il più grande crollo che il Paese abbia mai conosciuto. Milei sta quindi sostenendo a spada tratta il tasso di cambio.
Per farlo ha bisogno di molto denaro. I 20 miliardi affluiti nel Paese in seguito all’amnistia per gli evasori fiscali e immessi nel mercato finanziario per sostenere il tasso di cambio sono quasi esauriti e le riserve della Banca centrale si stanno pericolosamente riducendo. Sulla carta ci sono ancora 30 miliardi di dollari USA, ma non sono liquidi e numerosi obblighi di pagamento sono in scadenza. Secondo la Banca centrale, l’anno scorso il debito estero dell’Argentina è aumentato di 93 miliardi di dollari – un dato che il mondo finanziario internazionale e i giornalisti trascurano sempre quando elogiano l’attuale programma di austerità di Milei.
Ora il Fondo Monetario Internazionale interverrà nuovamente con decine di miliardi. Come intenda giustificare questo intervento non è dato saperlo, forse facendo riferimento al miglioramento del rating del Paese passato da Ca (stabile) a Caa3 (positivo), secondo l’agenzia americana Moody’s. Questo denaro fresco, se dovesse essere erogato, difficilmente confluirà nella necessaria espansione delle infrastrutture produttive, ma sarà speso – ancora una volta – per rinnovare il debito e sostenere il peso sopravvalutato. Il FMI farebbe meglio a bruciare i soldi.
*Le foto della Marcia antifascista e antirazzista del 1° febbraio sono pubblicate su La Izquierda Diario