Alle cinque del mattino

della Misantropa

 

Le cinque del mattino.
L’ora che gli umani notturni hanno smesso di fare chiasso e quelli diurni non hanno ancora cominciato. L’ora volatile in cui gli uccelli si riappropriano di quel che gli appartiene, l’aria il cielo le nuvole i cornicioni i camini i pesci mattinieri nel mare e i cassonetti sulla terra.
Due gabbiani sul tetto, alle cinque del mattino, mi svegliano di brutto con le loro vociacce roche.
Strillano talmente che mi sembra perfino di sentire che cosa dicono.
-Ehi Gaspara, hai già fatto colazione?
-No, pensavo di andare a rovistare nel bidone vicino alla pizzeria, ma l’hanno di nuovo chiuso col lucchetto, maledetti pizzaioli!
-Io ho visto una bella sardina grassa che luccicava nell’acqua e mi sono tuffato, ma era la cover di un cellulare, puah! mi è venuto anche il singhiozzo.
-È una vergogna, Gastone, gli invasori non solo si mangiano tutto il nostro pesce ma non ci lasciano neppure gli avanzi.
-Chiudono a chiave la spazzatura nei cassonetti e la portano via nei furgoni blindati. La esportano nei paesi che non ne producono abbastanza.
-Gli invasori segnano il pianeta con la loro spazzatura, è un istinto territoriale come per i quadrupedi spruzzare fluidi corporei.
-Tu dici? per me è un culto. Non vedi che ci sono sempre più templi dove vanno ad adorare ed escono con i carrelli carichi di roba che poi buttano? e hai visto quelle bancarelle sul lungomare, che distribuiscono spazzatura già pronta sotto forma di copriteiere in acrilico e sottopiatti in vinile?
-L’iperproduzione di spazzatura è tipica dei popoli in via di autodistruzione.
-Si, però non possiamo aspettare che si autodistruggano o moriremo di fame anche noi. Il pesce diventa sempre più raro e immangiabile, e io sono stufa di ridurmi a piluccare piccioni, con tutte quelle piume che mi restano in gola.
-Potremmo aggredire gli invasori a uno a uno quando escono di casa per conferire i sacchetti nei cassonetti.
-O calare in picchiata sui mangiatori di fritto di paranza nei ristoranti all’aperto.
-O appostarci fuori dai loro templi e assalire i carrelli pieni di bastoncini di merluzzo surgelati.
-Sai che ti dico, le azioni individuali non bastano, occorre agire in modo coordinato.
-Giusto, parliamone con gli altri durante la pesca collettiva. Insieme potremmo anche attaccare direttamente gli invasori, a cominciare dagli individui più deboli e più piccoli.
-Ottima idea. Ehi, guarda quella tizia giù in strada con un sacchetto che odora di grigliata mista. Ci andiamo insieme?
E qui le grida lasciano il posto a un pesante frullare di ali.

Sono un po’ scossa. Avrò capito bene? Comunque ormai di ridormire non se ne parla, tanto vale che mi alzi e mi procuri un elmetto antigabbiano.

 

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