di Robin Morgan
Illustrazione di Marilena Nardi
Traduzione di Margherita Giacobino
Qualche settimana fa ho azzardato la bizzarra idea che presto le destre avrebbero avuto una ragione in più per congratularsi con se stesse per aver reso illegale l’aborto, ovvero il gradimento di quelle altre destre terrorizzate dalla “teoria della sostituzione”.
Parlo di quella paranoica retorica della cospirazione secondo cui i rifugiati stanno arrivando in questo Paese, in particolare attraverso il confine meridionale, per “sostituirci”. Anche gli afroamericani pare stiano complottando per sostituire i bianchi, non solo rubando posti di lavoro, ma anche stuprando le “nostre” donne. I non-bianchi stanno cercando di cancellare “noi” dalla faccia della terra. Il tutto è finanziato dagli ebrei. È una menzogna letale, e per me collegarla ai militanti anti-aborto era una specie di esperimento – terrificante, pur se irreale – di pensiero estremo.
Ebbene, immaginate il mio shock quando, durante la Conservative Political Action Conference (CPAC) di Budapest, in Ungheria, – un paese autoritario che ha ripetutamente cercato di smantellare i diritti delle donne, compresi quelli relativi all’aborto – il responsabile della CPAC Matt Schlapp ha affermato che fermare l’aborto potrebbe aiutare anche chi è preoccupato dalla sostituzione. “Se diciamo che in un Paese c’è un problema di popolazione, ha proseguito Schlapp, ma ogni anno uccidiamo milioni dei nostri concittadini con l’aborto legalizzato, riducendo gli aborti il problema sarebbe già in parte risolto”. Quando dice”noi” Schlapp non intende i cittadini degli Stati Uniti, ma i cristiani bianchi. Qui la questione è il cristianesimo.
Gli ebrei non si oppongono all’aborto; ritengono che la vita inizi con la nascita. Lo stesso vale per i musulmani. E per i buddisti (che peraltro non se ne preoccupano). Atei, agnostici e liberi pensatori non pongono certo problemi. No, si tratta proprio dei cristiani, in particolare dei cristiani bianchi, come quelli che gestiscono gli orribili finti centri anticrisi per le gravidanze e amano i fucili da combattimento A-R 15. Non perdo tempo a denunciare i Battisti del Sud, che hanno già i loro problemi a causa di vent’anni di insabbiamento di odiosi crimini sessuali che vanno dall’abuso sessuale su minori alle molestie allo stupro violento. No, qui bisogna proprio tornare alla Chiesa cattolica romana che è all’origine di tutto, o sostiene di esserlo. (Tra parentesi, i cattolici sono la maggioranza politico-religiosa della Corte Suprema, fatta eccezione per la giudice Sotomayor, che pensa con la propria testa, come ogni saggia latina).
Per prima cosa facciamo qualche collegamento.
Gli Stati Uniti costituiscono solo il 4% della popolazione mondiale, ma possiedono quasi il 50% delle armi del mondo. È inevitabile vedere il nesso tra una cultura della morte che sostiene la National Rifle Association e fa di questo Paese il più armato della Terra, e l’incredibile ipocrisia di questa stessa cultura che proclama che la sua furibonda battaglia per mettere fine all’aborto nel paese è in nome della “vita”.
Il Texas ha le leggi sulle armi più permissive degli USA e ha anche varato la prima legge che autorizza i civili a denunciare le donne che cercano di interrompere gravidanze indesiderate, diventando letteralmente cacciatori di taglie, in cambio di laute ricompense in denaro.
Qualche settimana fa a Buffalo, New York, c’è stato un massacro nella comunità afroamericana, in cui dieci persone che stavano facendo la spesa in un supermercato sono state uccise a colpi di pistola e altre ferite da un diciottenne suprematista bianco. Alla faccia di quanto sostiene la NRA, le guardie di sicurezza c’erano, ed erano armate; ma l’assassino indossava un giubbotto antiproiettile. Più recentemente, a Uvalde, in Texas, un altro diciottenne anche lui con un giubbotto antiproiettile ha massacrato 18 bambini di quarta elementare e due insegnanti. Quindi, se proprio non si vuole essere ragionevoli e rendere illegali le armi da combattimento o almeno tracciarle controllando a chi vengono vendute (un concetto selvaggiamente radicale), non si potrebbero rendere illegali i proiettili o i giubbotti antiproiettile o almeno richiedere che i civili che li usano abbiamo un permesso?
Non sono certo la prima a notare che gli oppositori dell’aborto riservano la loro venerazione per la vita alla forma fetale: dal momento in cui il feto nasce e diventa un essere che richiede attenzione, cibo, riparo, calore, affetto, istruzione o qualsiasi altra cosa, non se ne parla più. Eppure noi donne dovremmo produrre ciecamente, come in catena di montaggio, miriadi di bambini a disposizione di chi comanda, per l’industria o per la guerra. E dovremmo farlo volentieri, persino con gioia, o per lo meno doverosamente.
Non stanchiamoci di dirlo e di ripeterlo. Non ribadiremo mai abbastanza questo argomento. È il nodo, il cuore dell’oppressione della donna: i suoi diritti di essere umano, i suoi diritti di cittadina, i suoi diritti sul proprio corpo. La libertà riproduttiva è un diritto umano fondamentale. Il diritto di una donna di interrompere una gravidanza indesiderata è un suo diritto umano.
Le recenti rivelazioni del giudice Samuel Alito, in attesa della decisione della Corte Suprema, vedono questo diritto sfacciatamente attaccato. Copiando alcune parti della legge statale del Texas che proibisce quasi tutti gli aborti, la legislatura dell’Idaho ha approvato un disegno di legge che vieta l’interruzione dopo sei settimane. Poi il parlamento della Florida ha votato per il divieto dopo 15 settimane. E l’Oklahoma ha approvato una legge che si vanta di essere la più restrittiva della nazione e che vieta quasi tutti gli aborti a partire dal concepimento e consente ai privati di fare causa a chi pratica e a chiunque “aiuti o favorisca” un aborto. Questa legge sui cacciatori di taglie imita il Texas, ma si spinge oltre vietando l’interruzione dopo 6 settimane, quando la maggior parte delle donne non si rende nemmeno conto di essere incinta. Il disegno di legge parla di “un feto o un embrione umano in qualsiasi fase della gestazione, dal concepimento alla nascita”. Fa eccezioni per i casi di stupro e incesto, ma solo se questi crimini sono già stati denunciati alle forze dell’ordine: ditemi voi, quante sopravvissute a uno stupro o a un incesto sono pronte a farlo? Nessun altro Stato attualmente vieta l’aborto a partire dal concepimento. L’Oklahoma vuol farlo ricorrendo a tattiche illegali che i tribunali hanno comunque permesso: le denunce da parte di civili, che hanno un effetto paralizzante per i medici che praticano aborti o distribuiscono pillole, e possono indurli a cessare la loro attività per paura di essere citati in giudizio. Chi fa causa con successo riceverà un risarcimento di almeno 10.000 dollari e danni compensativi, anche per “stress emotivo”.
Torniamo ai dati nazionali USA. La donna che richiede un aborto mediamente è già madre, si avvicina ai 30 anni, è diplomata, ha un reddito basso, non è sposata, è nelle prime sei settimane di gravidanza, è al suo primo aborto e vive in uno stato a prevalenza democratica. Secondo le ultime stime dell’attendibile Guttmacher Institute, entro la fine dell’età fertile il 25% delle donne, vale a dire un quarto di tutte le donne americane, si sottopone a un aborto. I dati del 2019 dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie dicono che su dieci donne che abortiscono, sei sono già madri e la metà di loro ha due o più figli; sempre sei su dieci lo fanno per la prima volta, e meno di due lo fanno due o più volte. Quindi non è vero che l’aborto sia una forma di controllo delle nascite praticata da masse di donne. Gran parte del dibattito politico sull’aborto in America si concentra sulle interruzioni eseguite a gravidanza inoltrata, ma la stragrande maggioranza di esse (il 92%) avviene nel primo trimestre.
Ma la cosa peggiore è che circa la metà delle donne che hanno abortito nel 2014 era al di sotto della soglia di povertà, e un altro quarto molto vicino alla povertà. Le indagini del Guttmacher mostrano che negli ultimi decenni la quota delle donne a basso reddito è cresciuta enormemente.
Il Turnaway Study, un progetto di ricerca che segue le migliaia di donne che cercano di abortire negli Stati Uniti nel corso di cinque anni, ha scoperto che le donne a cui viene negato l’aborto hanno una probabilità quasi quattro volte maggiore di vivere al di sotto della soglia di povertà federale rispetto a quelle che lo ottengono, oltre a un maggiore rischio di gravi problemi di salute, e i loro figli hanno maggiori probabilità di crescere in un ambiente violento.
Ed è ancora più probabile che questi bambini impoveriti, malati e maltrattati crescano in un ambiente deteriorato che li porterà a essere abbattuti dalle forze dell’ordine per aver impugnato una pistola durante una rapina, o un fucile in una scuola, o perfino un AR-15 in una crisi di disperazione – tutte armi facilmente ottenibili.
Facciamo due più due. È così che funziona. È così che deve funzionare.
Leggiamo tra le righe della bozza di Alito, che cita ripetutamente un uomo che descrive come una grande autorità giuridica, Sir Matthew Hale. Hale è noto soprattutto per la sua “storia delle suppliche della corona”, un trattato pubblicato postumo nel 1736 che divenne enormemente popolare nei circoli legali inglesi e americani. I suoi pronunciamenti furono la base del diritto americano per generazioni e la loro influenza persiste: viviamo ancora nel mondo di Hale. Naturalmente non scriveva per le donne, che erano escluse dalle professioni legali e dalla magistratura. Ma aveva molto da dire sulle donne.
Disse che la legge doveva diffidare delle donne che riferivano di essere state violentate, perché lo stupro era “un’accusa facile da formulare e difficile da provare e ancora più difficile da controbattere da parte dell’accusato, pur se del tutto innocente”. È sua la difesa più citata della dottrina che proteggeva un marito dall’essere perseguito se stuprava la moglie. Hale disse che se una donna accetta di sposarsi significa che ha posto il suo corpo sotto il dominio permanente del marito e “il marito non può essere colpevole di uno stupro commesso da lui stesso sulla sua legittima moglie, poiché con il loro reciproco consenso e contratto matrimoniale la moglie si è consegnata in tal modo al marito e non può tirarsi indietro”. Fino agli anni Settanta del secolo scorso, nessuno stato avrebbe perseguito un marito per aver violentato la moglie, e almeno 21 Stati trattano ancora lo stupro coniugale in modo più indulgente rispetto allo stupro al di fuori del matrimonio, criminalizzando una gamma più ristretta di atti, comminando pene minori o ponendo ostacoli all’azione penale. Alito ha poi travisato i dati storici reali: la common law che governava l’America nei suoi primi decenni e oltre non regolava l’aborto prima del “quickening” (cioè il movimento del feto), che può tardare fino alla 25ma settimana di gravidanza. Alito dice che Hale “ha definito l’aborto di un bambino che si muove nel grembo materno un grande crimine”, ma sorvola sulla parte chiave di quel passaggio. Hale in realtà scrisse che l’aborto era un crimine “se il feto si muove o la gravidanza è avanzata”. Si noti il “se”. Alito fa riferimento ad Hale e compari, senza riconoscere la loro fervida fedeltà alla supremazia maschile legalizzata, che ha fatto sì che gli uomini che hanno seguito i principi di Hale nella costruzione del primo ordine giuridico americano abbiano rifiutato alle donne il diritto di voto e la piena cittadinanza. In sostanza, Hale credeva che le donne fossero bugiarde, e che fossero oggetti di proprietà; nella sua carriera di giudice condannò a morte due donne per stregoneria. Forse è giunto il momento di smettere di citare Matthew Hale.
Viviamo in un’epoca in cui, mentre Paesi cattolici come l’Argentina, il Messico, l’Irlanda e la Colombia – che ha persino un Concordato con la Chiesa cattolica romana – hanno legalizzato l’aborto, gli Stati Uniti sembrano fare rapidamente marcia indietro.
L’opposizione della Chiesa all’aborto non è sempre stata così assoluta – cosa che pochi conoscono. È iniziata quando Agostino ha fatto del celibato un ideale e sostenuto che l’unica giustificazione per il sesso era il concepimento di un figlio. L’enciclica “Humanae Vitae” del 1968 è totalmente agostiniana. La Chiesa finge che la sua posizione sull’interruzione di gravidanza sia basata su un “diritto alla vita” e sia rimasta invariata per millenni. Baggianate. In realtà, la posizione è variata continuamente nel corso della storia, senza che mai si sia raggiunta un’opinione unanime sull’argomento.
Nel 400 d.C., Agostino scrisse che l’aborto precoce richiedeva una penitenza solo in quanto peccato sessuale, non come omicidio; 800 anni dopo, Tommaso d’Aquino era sostanzialmente d’accordo. (Entrambi sono stati santificati dalla Chiesa.) Tra il 1198 e il 1216, Papa Innocenzo III dichiarò l’aborto “non irregolare” se il feto non era “vivificato” o “animato”; si considerava animato dopo 80 giorni se era una femmina e 40 giorni se era un maschio; a quanto pare, i feti maschi si sviluppavano più velocemente di quelle lumacone delle femmine. (Non è mai stato spiegato come si facesse, nel XII secolo, a distinguere le differenze di sesso nel grembo materno). Papa Sisto V proibì tutti gli aborti nel 1588, ma nel 1591 Papa Gregorio XIV annullò quell’ordine e ristabilì il permesso di abortire, stavolta parificato: fino a 40 giorni per un feto maschio o femmina. Antonino, arcivescovo di Firenze (anche lui santificato), era un domenicano del XV secolo che scrisse un importante trattato sull’aborto, in cui sosteneva che l’aborto precoce per salvare la vita di una donna era morale. Thomas Sanchez, gesuita del XVII secolo, notò che tutti i teologi cattolici contemporanei giustificavano l’aborto per salvare la vita della donna.
Fu solo nel 1869, circa un secolo e mezzo fa, che Papa Pio IX dichiarò l’aborto un omicidio e passibile di scomunica. Ciò avvenne su pressione di Napoleone III, che era seriamente preoccupato per il calo delle nascite in Francia, con conseguente possibile carenza di soldati per le guerre e per la colonizzazione. Pio IX, da parte sua, voleva far approvare la dottrina dell’infallibilità papale, ma affrontava sia l’opposizione interna della Chiesa sia quella dei sovrani. Napoleone era un imperatore. E i due fecero un accordo.
È interessante notare che, contrariamente a quanto si crede, la proibizione dell’aborto non è dettata dalla pretesa infallibilità papale, il che lascia molto più spazio alla discussione. Alcuni storici gesuiti sono stati onesti su questa storia. I cattolici di tutto il mondo, nel frattempo, sono largamente favorevoli all’uso dei contraccettivi, cosa che rende molto nervosi i vescovi, perché temono che questo sia solo un primo passo. (In realtà, la Chiesa cattolica ha già preso in considerazione la possibilità di revocare il divieto di contraccezione. Nel 1964, Papa Paolo VI convocò una Commissione sulla questione e la maggioranza dei membri, 60 teologi su 64 e 9 cardinali su 15, raccomandò di abrogare il divieto alla contraccezione – ma Paolo VI emanò un’enciclica che lo riaffermava). Ed esiste già perfino un meccanismo che consentirebbe alla Chiesa di modificare la proibizione sull’uso dei contraccettivi in modo teologicamente valido, e salvando la faccia. Si chiama “sensus fidelium”, o “senso dei fedeli”, per cui se tra clero e fedeli c’è un ampio accordo su una questione, quella è la verità. Lo stesso Papa Francesco a volte sembra quasi comprensivo, quando afferma pubblicamente che Joe Biden è un buon cattolico nonostante la Conferenza episcopale abbia denunciato Biden per il suo sostegno al diritto d’aborto, e per aver criticato il clero che invece di concentrarsi sulle cose dell’anima è “ossessionato” da aborto e omosessualità. Ma forse sto solo sognando?
Nel frattempo, cercherò di non correre in strada urlando quando leggo notizie come quella riportata dal Washington Post: “Prima del massacro, l’assassino di di Uvalde, Texas, ha rivolto più volte minacce online di rapimento, stupro o uccisione a delle adolescenti. Ma le ragazze hanno detto che le loro segnalazioni sono state ignorate e che la rabbia misogina è normale perché “online è così”.
Nel frattempo, fate pressione sui vostri legislatori perché siano imposti controlli e restrizioni per gli aspiranti possessori di armi, e per i giubbotti antiproiettile ai civili sia richiesta almeno una licenza.
Nel frattempo, fate una donazione ai fondi locali per l’aborto nei 13 Stati pronti a sparare leggi che lo vietano – ora, al più presto, subito: Arkansas, Idaho, Kentucky, Louisiana, Mississippi, Missouri, North Dakota, Oklahoma, South Dakota, Tennessee, Texas, Utah e Wyoming.
Nel frattempo, nel frattempo, nel frattempo. Finché continueranno l’assalto, non possiamo tacere, né smettere di fare collegamenti, né ripetere abbastanza la verità.
*L’articolo è apparso sul blog di Robin Morgan il 30 maggio 2022