di Elfi Reiter
Slowpress.net | 20 febbraio 2020
Sala stracolma a Bologna nella Libreria delle donne per la presentazione di un libro appena uscito per Derive Approdi, Bayer contro Aspirina, a cura della redazione della storica testata di fumetti e satira femminista, “Aspirina la Rivista”, per l’appunto. Cosa c’entra la multinazionale tedesca con un gruppo di donne, giovani e meno giovani, che vogliono semplicemente esprimere la loro sui fatti di attualità? Erano trent’anni, ormai, che la rivista usciva, dapprima cartacea (dal 1987) e poi online (dal 2013), quando un bel giorno giunse una mail da parte di uno studio di avvocati tedesco che diceva di rappresentare la Bayer la quale invitava, anzi, diffidava loro dal continuare a usare quel nome. Poteva confondere persone alla ricerca del semplice rimedio contro un mal di testa… Cosa? Come può il nome di una rivista essere scambiato per una classica medicina? Ci spiegano che grazie a un’ottima indicizzazione, una volta digitata la denominazione della famosa pasticca, subito dopo gli annunci a pagamento della Bayer usciva aspirinalarivista.it sulla prima pagina dei risultati nei motori di ricerca. Come mai? Cioè, come mai la mega-casa farmaceutica si muove per una tal faccenda? Va ricordato che in parallelo, ossia durante l’intera vicenda durata alcuni mesi, tra un iniziale scambio di mail e la decisione di optare per una soluzione pacifica e creativa, la Bayer si lavorò l’antitrust negli Usa per portare a casa la fusione con la Monsanto, andata in porto il 7 giugno 2018. In quel periodo e non solo temeva molto per la sua reputazione, viste le tante lotte contro il produttore mondiale di pesticidi e diserbanti, tipo il velenoso glifosato. La mail arrivata nel novembre 2017 parlava di chiusura del sito, e una seconda offriva poi una cifra irrisoria come risarcimento in cambio di non parlar(n)e mai più…
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