di Robin Morgan
Vignette di Liza Donnelly
Traduzione di Margherita Giacobino
Ci vorrà ancora tempo. Non si passa dalla sindrome di Stoccolma a qualcosa che si avvicina alla speranza, per non dire alla normalità, con uno schiocco di dita. Restano delle dipendenze debilitanti.
Per esempio, ho notato che nella primissima conferenza stampa dalla Casa Bianca c’erano un bel po’ di domande, troppe, sul cambiamento dei colori dell’Air Force One rispetto a quelli scelti da Trump, e sul quale fosse il contenuto del biglietto che Trump ha lasciato a Biden sulla scrivania dello studio ovale.Ehi, colleghi dei media: a chi diavolo importa? La maggior parte di noi era così eccitata dal fatto che ci fosse una conferenza stampa – oh mio Dio, una qualunque, e una ogni giorno, oh mio Dio! – e non ci eravamo ancora ripresi.
Non dover vivere di tweet. Niente urla contro la stampa durante il tragitto verso l’elicottero. Nessuna denuncia dei media come nemici del popolo. Rispettose, fattuali conferenze stampa ogni pomeriggio, così oneste da ammettere perfino quando non sarebbero in grado di essere totalmente oneste! Un senior team di addette alla comunicazione tutto al femminile, con la giovane e brillante Jennifer Psaki come addetta stampa della Casa Bianca – per la prima volta tutte le figure più importanti incaricate di parlare ed esprimere il messaggio di un’amministrazione sono donne. Wow.
Quindi, per favore, cerchiamo di non sminuire il fatto che il presidente Biden abbia effettivamente usato l’espressione “razzismo sistemico” nel suo discorso inaugurale. Ma evitiamo anche, all’opposto, di accusare di patente ipocrisia il nostro governo federale perché finalmente sta facendo cose che avrebbe dovuto fare da sempre, tipo usare l’espressione “razzismo sistemico” nel discorso inaugurale come ha fatto il presidente Biden! La verità, qui, sta nel mezzo.
Questo non vuol dire che non possiamo concederci un po’ di gioia. Gioia per quei tanti soffitti ora spalancati. Non è solo che Kamala Harris – la signora vicepresidente, che sapore delizioso hanno queste parole! – è la prima donna vicepresidente, oltre che la prima vicepresidente nera, oltre che la prima vicepresidente sud-asiatica. E che suo marito, Doug Emhoff, è il primo “second gentleman”, oltre che il primo “second gentleman” ebreo. Non abbiamo ancora un nome per questa carica, e sia lui sia noi dobbiamo ancora capire quale sarà la sua funzione, anche se probabilmente ormai non si tratterà più di scegliere l’argenteria, neppure quando spetterà di nuovo a una donna. Emhoff ha abbandonato la carriera di avvocato nel campo dell’entertainment quando sua moglie ha iniziato la campagna elettorale, è entrato alla facoltà della University Law Center di Georgetown, dove questo semestre tiene un corso chiamato Entertainment Law Disputes (che in effetti sembra, beh, abbastanza kosher). Nel frattempo, alla Casa Bianca, la professoressa Jill Biden, la nostra nuova first lady – un titolo onorifico originariamente concepito per Dolly Madison e sicuramente pronto per andare in pensione – mantiene il suo lavoro di insegnante al Northern Virginia community college – alleluia! – tenendolo separato dai suoi compiti alla Casa Bianca, proprio come aveva già fatto quando era la “second lady”.
Queste due decisioni, anche se apparentemente minori rispetto a tutto il resto, sono un terremoto in termini di vocazioni e avocazioni delle persone, della loro immagine di sé e di quella che gli altri hanno di loro, della loro stessa identità. Per non parlare dell’amore genuino e dell’affetto evidente in entrambe le coppie. Queste persone sembrano tenerci davvero l’una all’altra, come gli Obama, che erano sempre intenti a sussurrarsi all’orecchio a vicenda sorridendo, come se stessero per andare a fare l’amore nella Residenza. Siamo ben lontani dai sorrisi gelidi delle coppie che li hanno preceduti, l’espressione agonizzante da martire di Pat Nixon, lo sguardo adorante di Nancy Reagan o quello fisso e fashion di Melania Trump. Quando Joe abbraccia Jill e lei appoggia la testa sulla sua spalla e si prendono il tempo di stare lì per un lungo minuto prima di entrare alla Casa Bianca, qualcosa sta realmente accadendo tra loro. Sono riconoscibili. Non vengono dal pianeta “Cosa me ne importa?”, dove non si è mai sentita una parola incoraggiante e dove vagano i pazzi e gli psicopatici.
Tutto questo richiede un adattamento. Personalmente, questa mattina nella doccia sotto l’acqua calda per la prima volta ho sentito che le mie spalle cominciavano a rilassarsi. In seguito si sono nuovamente irrigidite, ma va bene così. Abitudine. Riflesso. Il cane di Pavlov. Come ho detto, ci vorrà del tempo. Ogni giorno quando mi sveglio devo ricordare a me stessa di non essere depressa o arrabbiata. Non posso certo definirmi rilassata, visto il secondo impeachment che incombe, i pazzi che ci sono là fuori, e Mitch McConnell che continua a comportarsi come se avesse tutto il potere del mondo. Non è ancora il momento di mettere via i bite per non digrignare i denti.
Ma è tempo di fare qualche respiro profondo e prestare attenzione a ciò che il nostro nuovo governo ha fatto. Nel caso vi siate persi alcuni di questi ordini esecutivi che il presidente Biden – come sono belle queste due parole! – ha firmato la scorsa settimana, eccoli qui:
- Ordine esecutivo che impone l’uso di mascherine e il distanziamento fisico in territorio federale e alle imprese che lavorano per lo stato, e che esorta gli stati e i governi locali a fare lo stesso. Nota: ha anche firmato un secondo ordine esecutivo sulla scia di questo del primo giorno, che prescrive le mascherine su aerei, autobus, treni e negli aeroporti. Questo è quanto di più vicino al prescrivere le mascherine a livello nazionale gli consentano i suoi poteri federali, dal momento che solo gli stati e le città possono sancirne l’obbligo a livello locale.
- Ordine esecutivo di rientrare nell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
- Ordine esecutivo che crea la posizione di Coordinatore Risposta al Covid 19 che riferirà direttamente a Biden e gestirà gli sforzi per produrre e distribuire vaccini e attrezzature mediche.
- Ordine esecutivo che proroga l’attuale moratoria nazionale sugli sfratti e i pignoramenti almeno fino al 31 marzo.
- Ordine esecutivo che proroga l’attuale sospensione dei pagamenti e degli interessi dei prestiti studenteschi federali almeno fino al 30 settembre.
- Ordine esecutivo che revoca la decisione di Trump e rientra negli accordi di Parigi sul clima, un processo che richiederà 30 giorni.
- Ordine esecutivo che annulla l’oleodotto Keystone XL e dispone che le agenzie rivedano e aboliscano oltre 100 azioni di Trump sull’ambiente.
- Ordine esecutivo sull’equità razziale, che annulla gli ordini di Trump e dispone che le agenzie rivedano tutte le loro azioni per garantire l’equità razziale.
- Ordine esecutivo sull’equità di genere, per prevenire la discriminazione sul posto di lavoro sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere.
- Ordine esecutivo sul censimento che richiede che i non cittadini residenti siano inclusi nel censimento e nella ripartizione dei rappresentanti del Congresso, rovesciando un’altra azione politica di Trump.
- Ordine esecutivo sull’immigrazione, che rafforza la Deferred Action for Childhood Arrivals (DACA, Azione differita per gli arrivi di minori), dopo gli sforzi di Trump per annullare le tutele alle persone senza documenti portate nel paese nell’infanzia (i “Dreamers”). Questo stabilisce anche un programma per la cittadinanza che farà parte di un disegno di legge di Biden da sottoporsi a breve al Congresso.
- Ordine esecutivo che revoca la restrizione del regime Trump sull’ingresso negli Stati Uniti per i possessori di passaporti di paesi a maggioranza musulmana.
- Ordine esecutivo che revoca l’inasprimento delle misure contro l’immigrazione negli Stati Uniti prese da Trump.
- Ordine esecutivo che ferma la costruzione del muro di confine terminando la dichiarazione di emergenza nazionale usata per finanziarlo.
- Ordine esecutivo che estende i rinvii di deportazione e le autorizzazioni di lavoro per i rifugiati liberiani negli Stati Uniti fino al 30 giugno 2022.
- Ordine esecutivo sull’etica, che richiede ai responsabili dell’apparato esecutivo di firmare un documento etico che impegna i dipendenti federali a sostenere l’indipendenza del Dipartimento della Giustizia.
- Ordine esecutivo che annulla il processo di approvazione normativa del regime di Trump e incarica il direttore dell’Ufficio di Gestione e Bilancio di sviluppare raccomandazioni per modernizzare la revisione normativa.
Wow oh wow oh wow. È ora di alzarsi e fare una piccola danza di gioia. O forse un grande ballo. Oh e a proposito, “Joe il dormiglione”, che si sta muovendo alla velocità della luce, dopo quei 17 ordini esecutivi del primo giorno non si è preso una pausa.
Giovedì 21 gennaio, la sua amministrazione ha imposto una sospensione di 60 giorni su tutti i leasing, i permessi, e altre importanti decisioni del Dipartimento degli Interni a meno che non siano approvate da un alto incaricato di Biden.
Venerdì 22, ha chiesto al Dipartimento dell’Agricoltura di permettere agli stati di aumentare i gli stanziamenti SNAP (che è il programma di assistenza alimentare supplementare noto anche come buoni alimentari), e di aumentare del 15% i fondi assegnati a un programma di pasti scolastici per studenti a basso reddito che è stato avviato durante la pandemia. Questo per una famiglia con tre bambini può significare oltre 100 dollari extra ogni due mesi. L’amministrazione Biden sta anche prendendo di mira almeno 60 degli oltre 200 tagli ambientali di Trump, sostituendoli invece con tutele.
Oh sì, e il nostro primo segretario alla Difesa afro-americano, Lloyd Austin, e la nostra prima donna segretaria al Tesoro, Janet Yellen, sono stati entrambi confermati da un voto bipartisan, e un po’ imbarazzato, del Senato. E il dottor Fauci è tornato. Lo scienziato elfo, l’uomo in cui questo paese ha avuto più fiducia, è tornato in servizio, e stavolta è libero di parlare e di celebrare apertamente questa libertà.
Gente, questa è energia, energia benedetta – l’unica cosa che può salvarci in questa fase avanzata. Ne siamo affamati. Io, da pessimista ottimista qual sono, credo che possa salvarci e lo farà. Ma la verità è che anche solo sentirla scorrere nelle nostre vene, questa energia vitale, è già di per sé miracoloso.
Ma non illudiamoci, fa anche male. Tanto. Dolore per le persone che abbiamo perso a causa della pandemia. La vergogna di fronte al mondo. L’umiliazione della nostra repubblica. La rabbia per quello che Trump e i suoi sostenitori hanno potuto fare impunemente. Il nodo allo stomaco per non aver fatto abbastanza, non esserci opposti abbastanza, e non abbastanza in fretta, non aver fatto sufficiente pressione sul Senato e su Twitter e Facebook e i media e tutti quanti, come avremmo dovuto. Oh se fa male, questa presa di coscienza. Uno strazio, come quando alle donne cinesi venivano tolte le bende dai piedi che erano stati rotti e legati fino a ridurli a dieci centimetri di lunghezza; è straziante come quando cercavano di rimuovere gli anelli che allungavano il collo delle donne Kayan nella regione montuosa della Thailandia, anelli aggiunti uno ad uno fin dall’infanzia – solo per scoprire che senza sostegno, la testa delle donne cadeva e il loro collo si rompeva.
Ne siamo fuori per un soffio, davvero. La prossima volta quella stretta via di fuga non ci sarà. Non dobbiamo mai osare ripetere quegli errori. Ma possiamo fare ciò che la nostra specie, unica fra tutte, sa fare: possiamo imparare, possiamo adattarci, possiamo cambiare.
Bentornata e avanti, America.
(Il testo è uscito il 25 gennaio 2021 sul blog di Robin Morgan)