di Redazione
Illustrazione di Doriano Solinas
Una manifestazione per lo smantellamento di una base Nato si è tenuta a Ramstein, nel sud ovest della Germania, sabato 24 giugno scorso. Alcune migliaia di partecipanti sono scesi in piazza per esprimere il loro dissenso rispetto alla politica della Nato e degli Stati Uniti nella guerra tra Russia e Ucraina. Proprio nella cittadina di Ramstein si riunisce infatti l’unità di difesa per l’Ucraina. La richiesta dei manifestanti è di interrompere immediatamente l’invio di armi e di cercare la pace attraverso la diplomazia che come sostiene uno degli organizzatori della manifestazione è l’unico modo per ottenerla.
Particolarmente significativo l’intervento sul palco dell’ex ministro delle finanze tedesco Oskar Lafontaine che ha dichiarato senza mezzi termini che l’obbiettivo degli USA non è affatto difendere l’Europa dalla follia di Putin, bensì estendere la propria area di influenza sull’Ucraina che, come è noto, è un territorio ricchissimo di materie prime.
La settimana precedente i capi di stato di diversi paesi africani – Sudafrica, Zambia, Senegal, Comore, Uganda, Congo ed Egitto – si sono recati a Kiev per una missione di pace, ma il presidente Zelensky ha ribadito la propria indisponibilità a dialogare con Putin fino a che il presidente russo non ordinerà l’arretrata del suo esercito dai territori ucraini. Il presidente russo ha invece dichiarato di essere favorevole a una trattativa di pace, ribadendo però come: «in base alla carta Onu la Federazione russa ha il diritto di riconoscere le nuove regioni e poi di tutelarle».
La delegazione di pace di fronte alla stampa internazionale ha fatto riferimento alla responsabilità anche dei paesi occidentali nella prosecuzione della guerra. Di certo in Italia non si sta facendo il minimo tentativo diplomatico di mettere fine allo scontro e i discorsi sulla necessità di liberarsi dalla sudditanza alla Nato che erano tanto cari a Giorgia Meloni hanno lasciato il posto a un tacito allineamento da quando è diventata premier.