di Marika Banci
Vitamine vaganti | 30 marzo 2019
Quando ho iniziato la mia ricerca sulle riviste femministe italiane per un progetto di tesi triennale, sono stata davvero entusiasta di scoprire che la rivista Aspirina avesse contribuito con spirito e energia a fornire materiale interessante e divertente, a pubblicare vignette, illustrazioni, articoli e animazioni sulle tematiche femministe.
Aspirina esiste da tantissimi anni ed è un progetto italiano unico nel suo genere. Esce alla fine degli anni ‘80 in formato cartaceo, si trasferisce su piattaforme online dal 2013: l’anno scorso esce un numero per celebrare i 5 anni del nuovo format.
Il progetto nasce nel contesto della Libreria delle donne di Milano e la redazione attuale è composta da nomi di vignettiste, animatrici, giornaliste quali Loretta Borrelli, Piera Bosotti, Pat Carra, Anna Ciammitti, Manuela De Falco, Margherita Giacobino, Livia Lepetit, Elena Leoni. Alla rivista collaborano traduttrici e artiste internazionali e, anno dopo anno, Aspirina è sempre più satirica, audace e divertente.
O meglio Erbacce lo è!
Dopo aver pubblicato il mio primo articolo, mi è giunta la notizia che proprio in questi giorni, Aspirina è stata privata del suo nome dalla casa farmaceutica tedesca Bayer che ha rivendicato i propri diritti esclusivi, nonostante la rivista avesse registrato il marchio Aspirina per l’editoria presso l’ufficio italiano brevetti e marchi del Ministero dello Sviluppo economico, rinnovato fino al 2025.
Cosa significa per una rivista quale Aspirina rinunciare al proprio nome? Il nome é parte fondamentale di un’identità, di una storia decennale, di un progetto nato nel 1987 “da una dichiarazione d’amore della poeta e scrittrice Bibi Tomasi, che soffriva di dolori cervicali da macchina da scrivere”. Aspirina non era solo il nome, poiché in ogni articolo, testo, immagine “si respirano le bollicine” della rivista acetilsatirica.
Una decisione andava comunque presa e, anche in questo caso, la redazione ha saputo affrontare la faccenda con stile e ironia: per evitare una causa che sarebbe durata un’eternità crea una nuova riviste Erbacce. Forme di vita resistenti ai diserbanti.
La stessa satira pungente e irriverente compare nel nuovo sito della rivista www.erbacce.org e, per fortuna, non è scomparso niente dei numeri della storica Aspirina ancora consultabili sul sito.
Una nuova testata, disegnata per l’occasione, ci fa capire che, nonostante il nome sia cambiato, la stessa energia è ancora presente nella redazione e anzi, da questo caso ingiusto e sfortunato, sono nati dei contenuti brillanti e una satira nel quale il colosso farmaceutico non ci fa proprio una bella figura. Oltre alle vignette di Pat Carra, sempre pungenti e esilaranti, compare un’infografica di Mantissa che spiega come non confondere una rivista da un farmaco, spiegando come sono fatti, a cosa servono, dove si possono trovare e quali sono gli effetti indesiderati.
Non è cambiato quasi niente insomma e anzi la redazione ne trae nuova forza creativa e ironizza come suo solito:
«Siamo fortunate. Abbiamo un nemico così strapotente che non potrà mai batterci sul nostro terreno, quello della misura umana. Il nostro nemico si chiama Bayer, la multinazionale chimica tedesca che nel 2018 ha acquisito il colosso agrochimico Monsanto per una cifra di 66 miliardi di dollari.».
In qualche modo mi sento fortunata anche io. Di questa faccenda spinosa, scorretta, che lascia l’amaro in bocca, almeno posso raccoglierne delle “erbacce” che, come ci insegna l’esperienza, possono nascondere delle sorprese: Erbacce è come il quadrifoglio che ho trovato oggi in giardino, singolare, inaspettata, bellissima e speriamo altrettanto “fortunata”.
Comunque dovesse andare, mi sento in buone mani grazie a queste donne che per anni hanno portato avanti progetti entusiasmanti, nell’ambito della cultura femminile e non solo, che hanno sempre saputo tirar fuori il meglio anche in tempi difficili come questi e che sanno rinascere con rinnovata energia, nonostante tutto sembri remare contro, contro ogni “diserbante chimico”, ricrescono con steli più forti e determinazione.
Della stessa autrice: Viaggio tra le riviste femministe italiane