Foreign Fighter #4

di bulander
Illustrazione di Doriano Solinas

 

Riassunto delle puntate precedenti
Giovanni Sancalvano ha lasciato un posto da ingegnere per diventare foreign fighter, ma dalla Polonia l’hanno rispedito in Italia dove si è ritrovato a fare il driver per lo stesso datore di lavoro che lo aveva assunto come ingegnere, Parietti. Deciso a fare il foreign fighter è partito per l’Ucraina da dove, dopo una serie di avventure, è stato di nuovo rispedito in Italia.*

Stazione di Saronno. Il Malpensa Express è fermo sui binari.

Giovanni: Pronto Parietti, mi sente?
Parietti: (rimane un attimo in silenzio) Sì la sento.
Gio: Senta, domattina sul presto prendiamo un caffè assieme?
Parietti: Scusi Sancalvano, ma lei non è laggiù a combattere?
Gio: Ci hanno congedati. Perché voi non sapete cosa succede laggiù, leggete i giornali che vi raccontano un sacco di balle. Laggiù adesso non si sparano, si guardano dalle trincee e pare che duri così per tutto l’inverno. Domani le racconto come stanno le cose, mia dia retta. Voi non sapete niente, siete all’oscuro di tutto. Allora?
Parietti: (balbettando) Va bene, lì all’angolo, il solito bar.
Gio: Otto e mezza va bene? Le porto via solo venti minuti, perché da raccontare ne ho per delle ore. A domani.

Milano. Bar all’angolo tra via Porpora e via Teodosio

Giovanni: Domani apro la partita Iva, massimo dopodomani.
Parietti: Per fare che?
Gio: Ma come, non mi ha detto che gli autisti adesso li volete tutti a Partita Iva?
Parietti: Sì, se hanno il loro furgone, noi il parco macchine lo abbiamo venduto tutto.
Gio: Ma sta scherzando? Me lo dice adesso? Io dove lo vado a prendere un furgone? Ho anche i genitori all’ospizio di carità, sono messo male.
Parietti: Ma non avevano una loro casa?
Gio: Ma li hanno sfrattati. Guardi, troppo lungo spiegarle, per la storia del foreign fighter…
Parietti: Mi dispiace, suo padre me lo ricordo, una persona coi fiocchi… Lei potrebbe mettersi d’accordo con José, il peruviano, se lo ricorda? Quando abbiamo venduto il parco macchine lui ha comprato uno dei nostri furgoni, è stato furbo. Adesso lavora per noi. Così il suo furgone lo guida lei, fa le consegne e lui la paga a consegna, non la paghiamo noi. È una persona onesta. Poi per lei aveva grande considerazione.
Gio: Quanto gli date a consegna?
Parietti: 0,75 lordi.
Gio: Ma come, non pagavamo 1,20 lordo?
Parietti: Bei tempi, caro mio. Se lui prende O,75 da noi, a lei può dare… può dare… (fa un calcolo con la calcolatrice del cellulare) non meno di 25 centesimi.
Gio: Lordi?
Parietti: Beh, cosa pretende? Netti? Siamo nel 2026, ohé, sveglia. Comunque gli parli, magari vi mettete d’accordo in maniera diversa. Lui la considerava tanto, aveva proprio ammirazione perché lei era un foreign fighter.
Gio: Io ‘sono’ un foreign fighter. In congedo.

Quando l’ing. Sancalvano si trovava in situazioni difficili c’era una sola persona alla quale si rivolgeva per un consiglio, un aiuto: don Ernesto Pestaggi. Aveva sentito dire che lo avevano trasferito a San Giuliano Milanese, dove lavorava in parrocchia nell’accoglienza agli immigrati, lui che parlava un sacco di lingue. Una gioventù agitata, era stato nella Legione Straniera, aveva combattuto nei posti più infernali, poi si era stufato e si era fatto prete. Era stato don Pestaggi a mettergli in testa quella maledetta idea del foreign fighter: “Può essere divertente sai, stupri, ammazzi, torturi, sfoghi tutto il peggio che c’è in te, lo butti fuori e poi stai meglio. E ti capita, come è capitato a me, di pensare: magari a fare del bene si sta meglio. Tentar non nuoce, al massimo torno a combattere.”

Gio: Ma io non voglio farmi prete, reverendo.
Pestaggi: Perché il male non lo hai buttato fuori, hai combattuto troppo poco, ti hanno messo subito in congedo…
Gio: Beh, veramente padre, è tutta una palla, mi sono inventato tutto, non ho mai combattuto perché non sapevo usare il fucile mitragliatore.
Pestaggi: Ma stai scherzando? Perché non sei venuto da me? Te lo insegnavo subito.
Gio: Lei è così buono. Però adesso avrei da chiederle un altro favore. Quel furgone con cui porta in giro gli immigrati, le serve proprio? Non è che me lo può prestare un paio di settimane?
Pestaggi (tra sé): Devo aiutarlo, ‘sto povero ragazzo, fammici pensare, il vescovo m’aveva promesso di prendermi due furgoni nuovi. (ad alta voce) Io te lo posso prestare un paio di giorni, però tu mi prometti che vieni a prender lezioni, non è che puoi andare in giro…
Gio: Lezioni di che, scusi reverendo?
Pestaggi: (gridando) Ma di mitra, no? Ta..ta…ta…ta…taratatà… non senti che ritmo? Ti tira su subito il morale, ti mette subito in allegria…
Gio: Ma io non voglio più fare il foreign fighter, io mi sono laureato al Poli con 102 su 110, sono direttore logistica. Adesso faccio il driver perché… perché… perché m’intendo di consegne a domicilio… so ottimizzare, gli altri fanno dieci consegne all’ora, massimo undici, io ne faccio quindici, venti…
Pestaggi: Ma allora scusa, è molto più semplice. Tu fai l’autista del furgone e vai a prendere gli immigrati, li porti qua, li aiuti a scaricare la roba se ce n’hanno, poi li riporti al campo. Mi raccomando, mascherina eh! questi sono pieni di malattie, di parassiti, ogni sera disinfetti bene il furgone. Ti procuriamo anche una stanza, mangi con loro dalla Caritas, vitto e alloggio assicurati.
Gio: E la paga?
Pestaggi: Quella te la daranno quando tornerai a combattere, rammollito!

 

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