di bulander
Illustrazioni di Federico Zenoni
Gentile Signora Pat Carra,
sono un antico ammiratore delle Sue vignette, che hanno il pregio di far riflettere e pensare, oltre che sorridere (ridere non ci riesco, mi scuserà, ma non dipende dalle sue vignette bensì da un malaugurato duello che ho voluto ingaggiare all’età in cui si commettono queste sciocchezze e mi ha lasciato una vistosa cicatrice sulla guancia sinistra all’altezza più o meno del labbro che mi provoca purtroppo un fastidioso dolore quando provo a ridere a bocca aperta. A mia scusante Le dirò che il mio avversario era un ufficiale del Savoia cavalleria, esperto spadaccino – ma io non lo sapevo quando osò avvicinarsi alla mia fidanzata di allora ed esprimere pesanti apprezzamenti). Scusi la digressione. Dicevo dunque che ho trovato sempre divertenti e istruttive le Sue vignette. Fin quando, con mio disappunto, sono entrato nel sito di Erbacce e ho visto le Sue vignette sul Primo ministro Mario Draghi, ex governatore della BCE, persona verso la quale provo un sentimento di stima quasi sconfinato.
Francamente non capisco come una persona intelligente e acuta come Lei possa preferire a quello che fortunatamente sta reggendo le sorti del nostro Paese un governo retto da un oscuro avvocaticchio meridionale, che mai in vita sua aveva avuto a che fare con incarichi politici, qual è il prof. Giuseppe Conte. Mario Draghi è uno degli italiani più conosciuti e stimati nel mondo, è l’uomo che ha salvato l’euro e con esso l’Unione Europea ed oggi sacrifica il suo meritato desiderio di riposo, accetta di entrare ancora nell’agone insidioso della politica per… salvare l’Italia. Sì, la parola giusta è “salvare”, to rescue in inglese. Lo so perché ho fatto il bagnino a Civitavecchia, gentile signora Carra, e ho salvato qualche vita umana, talvolta con la sola forza delle mie braccia, talvolta – nei casi più difficili – prestando il mio supporto agli uomini delle motovedette della Guardia Costiera. Ed è così che sono uno dei pochi a sapere che Mario Draghi sta salvando l’Italia non per la seconda volta – dopo quella del whatever it takes – ma per la terza volta. Sì, ha letto bene, è la terza volta che Draghi salva l’Italia. Dove, come? Al largo di Civitavecchia, nel lontano giugno del 1992.
Ero allora alle mie prime esperienze da bagnino, un fisico – non faccio per dire – da surfista californiano e il mio volto ancora non deturpato dallo sventurato duello. Avevo fatto amicizia con un conducente di motoscafi d’alto mare, un sardo, un certo Tutturru Evaristu. Lui diceva di aver portato Mario Draghi, allora direttore generale del Tesoro, a incontrare, in acque internazionali prospicienti Civitavecchia, i maggior banchieri del mondo. Questi erano a bordo dello yacht reale inglese “Britannia” e lo avevano noleggiato per incontrare, in luogo lontano dalla curiosità dei giornalisti, delle personalità della politica italiana e dell’apparato statale. Qual era la ragione dell’incontro? Allora l’Italia era forse messa peggio di oggi, rischiava il default. L’unico modo per salvarla era vendere i “gioielli di famiglia”, le imprese pubbliche, le banche, gli asset più importanti. Non vorrei essere offensivo ma, per farLe capire, immagini di essere a Marrakesh e di andare da un venditore di tappeti. Lui sciorinerà davanti ai suoi occhi tutti i pezzi migliori della sua mercanzia mentre lei sta sorseggiando un té alla menta ed è in imbarazzo per la scelta. Ecco, Mario Draghi era salito sullo yacht “Britannia” a guisa di venditore di tappeti per illustrare con dovizia di dettagli economico-finanziari il tipo di mercanzia che la ditta-Italia metteva in vendita al miglior offerente. Ma non era solo. Lo accompagnava infatti un “politico” (lui, come sa, è sempre e solo un “tecnico”), un boss democristiano, un certo Beniamino Andreotti (o Andreatta, in questo momento mi sfugge…). Il mio conoscente, ovviamente, era rimasto sul motoscafo in attesa di riportare a terra i due e quindi non ha saputo dirmi che faccia hanno fatto i banchieri più famosi del mondo a vedersi proporre degli affari così interessanti, gli era sembrato comunque di sentire delle grida di meraviglia, tipo “Oooohhh, aaahhhh, Oh my God!” che venivano dall’interno dello yacht. Ma quale fu la sua sorpresa nel veder scendere nel motoscafo per il ritorno il solo Mario Draghi e non quello che si chiamava Beniamino. Forse Draghi aveva il compito di magnificare la mercanzia in vendita, quell’altro era rimasto per contrattare il prezzo. Certo, l’Italia si è spogliata dei suoi gioielli migliori ma almeno ha continuato a vivere come nazione indipendente. Se quei due coraggiosi non avessero combinato quel deal – come dice Evaristu – a questo punto Lombardia e Veneto sarebbero un Land della Germania, Piemonte e Val d’Aosta sarebbero sotto Macron, l’Emilia Romagna un protettorato anglo americano e la Toscana con Renzi sarebbe tornata magari agli arciduchi di Lorena. I confini settentrionali dell’Italia invece che sulle Alpi magari sarebbero stati all’altezza della Maiella. Pensi, Salvini deputato del Bundestag!… sto ancora divagando, mi scusi.
Ora dunque che lo sa anche Lei, gentile signora Carra, continuerà a fare delle vignette sprezzanti verso l’uomo che ha salvato l’Italia tre volte?