Gaby Weber e il processo Eichmann
di Redazione
Nell’aprile del 1961 si apriva a Gerusalemme il processo al criminale nazista Adolf Eichmann. Quest’anno cade il 60° anniversario. Da tempo la giornalista investigativa Gaby Weber fa ricerche sulla falsità e le incongruenze dell’impianto processuale. Ne abbiamo parlato con lei nell’intervista La banalità del potere. Ci affascina la tenacia con cui Gaby, che vive tra Berlino e Buenos Aires, cerca una verità occultata per generazioni e generazioni. Con cause legali e lavoro d’inchiesta ha scoperto verità importanti, ma per noi Erbacce ciò che conta è soprattutto lei, Gaby, che raccoglie il filo di altre donne, quelle che “guardano il mondo con occhi spalancati”, come scriveva Edith Stein e che ricorrono all’ironia per dire la verità, come spesso ha fatto Hannah Arendt. Se c’è un passato di bugie, c’è un presente di bugie. Fatti scottanti e attuali su cui Gaby ha scritto articoli e realizzato documentari, come la fusione Bayer-Monsanto, la politica della BCE, le manifestazioni contro il lockdown, hanno origine da un passato che lei non perde mai di vista.
Pochi mesi fa, ha pubblicato un nuovo documentario, Pimpel und Blaustern, che vi proponiamo nella versione in inglese, Pimpel and Bluestar. Ce lo racconta in una breve intervista, ma vi invitiamo a guardarlo con attenzione, è avvincente e liberatorio.
Nel documentario, parli della posizione dei media oggi sul processo Eichmann.
Il processo è stato a lungo celebrato come una “tappa importante per i diritti umani” e come “processo del secolo”. Il cartello internazionale dei media, continuando a sostenere questo mito, vuole continuare a falsificare la storia. È uno spettacolo mediatico imbarazzante. La televisione pubblica tedesca ha progettato un focus tematico di diverse ore e la televisione israeliana, insieme a Metro-Goldwyn-Mayer Studios, Tadmor Entertainment e Alice Communications, una serie su Eichmann.
Nessuno nelle redazioni sospettava che poco prima dell’anniversario, il BND, il servizio di intelligence estera della Germania, mi avrebbe consegnato una serie di file segreti. Avevo già fatto causa al BND nel 2008 chiedendo il rilascio dei suoi dossier Eichmann, all’epoca avevo ricevuto 3000 fogli, ma diversi documenti sono rimasti segreti. Pertanto, l’anno scorso ho presentato una nuova richiesta. I giornalisti investigativi o quelli che hanno già indagato sanno che le protezioni scadono dopo 60 anni, mentre è raro che le redazioni televisive se ne interessino. Gli ho fatto causa comunque, perché anche il governo di Angela Merkel vuole mantenere segreti i dossier nazisti.
Quali sono i punti salienti del documentario?
I nuovi documenti dimostrano che non è stato un processo secondo lo stato di diritto, ma un processo spettacolo. Il BND e il Mossad hanno tirato le fila, soppresso prove, fatto in modo che l’avvocato di Eichmann fosse Robert Servatius, sul libro paga del BND dal 1955, e che rappresentasse gli interessi della Cancelleria federale e del governo israeliano contro la volontà esplicita del suo cliente. La giovane Germania di Bonn temeva che il nome di Hans Globke, ex nazista braccio destro di Adenauer, venisse menzionato al processo, innescando così una discussione sulla continuità del nazionalsocialismo.
Il primo ministro israeliano David Ben Gurion interferì personalmente nel processo e voleva impedire ai testimoni di comparire.
E poi, perché un processo in Israele? La Germania sarebbe stata la sede appropriata. C’era un mandato d’arresto della procura di Francoforte sul Meno, firmato dal procuratore capo Fritz Bauer, un socialdemocratico antifascista di origine ebraica. Un processo a Francoforte avrebbe costretto la società tedesca occidentale a smettere di occultare la persecuzione degli ebrei e avrebbe scatenato un terremoto politico sulla questione dei veterani nazisti che ricoprivano cariche nell’amministrazione e nel governo.