In vacanza con Mussorgsky

di bulander
illustrazione di Doriano Solinas

Milano, Carrobbio, Agenzia turistica La mossa vincente.
Entra prima lei, capelli ossigenati, taglio anni ’50 del ‘900, tailleur giallo sporco, scarpe tacchi alti ma non a spillo, di similcoccodrillo. La segue lui, soprabito grigio, occhialini, sguardo perduto nel vuoto, cravatta verde smorto.
“Buongiorno, come posso servirli? Prego, accomodatevi!”
“Mio marito ed io cercavamo una combinazione per Kiev, una settimana più o meno, i voli, gli alberghi…”
“Per Kiev?” la signorina dell’agenzia sembra esterrefatta.
“Sa, mio marito suona un po’ il pianoforte, è bravino e gli piace tanto Mussorgsky… lei conosce Mussorgsky?”
“Beh, io, veramente…”
“Insomma, conoscerà almeno I quadri di un’esposizione no?’ Si ricorda il quadro finale? La grande porta di Kiev… Egidio fai sentire alla signorina come fa!”
Lui si anima di colpo: “Bram! Bram! Patabram! Bim bum bammme… sono tutti accordi, signorina, e tutto in fortissimo bim, bum…”
“Basta, basta Egidio, c’è gente. Le dicevo signorina… cosa le stavo dicendo? Ah sì. Noi per esempio non siamo mai, ma proprio mai stati a Kiev, e allora capisce…”
“Ma signora a Kiev c’è la guerra! Ci sono i carri armati.”
La signora resta un attimo interdetta: “I carri armati? Egidio hai sentito cosa dice la signorina?”
E lui distratto, che guarda in giro: “Eh vabbé si pagherà qualcosina in più.“
“No, signora, mi scusi, non ci siamo capiti. C’è la guerra coi russi, i voli sono stati sospesi, gli alberghi sono bombardati, non trova un ristorante aperto neanche a pagarlo.”

 

“Ah, ma noi non mangiamo mai al ristorante, mandiamo il nostro drone a far la spesa al supermercato e ci cuciniamo in stanza. Con questi contagi in giro, ma scherza?”
Interviene lui: “E quindi volevamo sapere come sono i regolamenti per far circolare i droni in Ucraina, magari si paga qualcosina in più.”
La signorina, esausta: “Scusate signori, ma voi non leggete i giornali, non guardate la tele?”
“Ma scherza! Vuole che ci facciamo riempire la testa di falsità e di stupidaggini? Noi viviamo belli tranquilli nella nostra casa sull’Appennino, così lui può suonare il pianoforte senza disturbare i vicini, io curo i mei asparagi, le mie rose, non vediamo nessuno, non ci contagiamo e fa tutto il drone, va in paese, fa la spesa, ormai lo conoscono tutti, lo chiamano per nome… oh oh ah ah.”
Interviene lui: “L’unico fastidio sono i cinghiali, devastano tutto, però basta che io mi metta a suonare La grande porta di Kiev di Mussorgsky… ha presente? Bram… branm, patabrammm.”
“Egidio ti prego, c’è gente.”
“No, dicevo… basta che suono quella e i cinghiali scappano, ha capito adesso perché vorremmo andare a Kiev?
La signorina non ha parole. Chiede permesso, si alza e va a parlare con il capo. Confabulano un poco e lui le suggerisce:
“Mettili su un pullman, di quelli che portano qui i profughi, tanto tornano vuoti, non c’è nemmeno bisogno che paghino qualcosina in più.”
Trionfante, la signorina torna e presenta la soluzione.
“In pullman? Egidio che dici? A me il pullman fa un po’ di nausea, però.”
E lui: “Ma no, un paio di pastiglie e ti passa, piuttosto il drone, lui non è abituato a viaggiare, magari pagando qualcosina in più si può metterlo su un carrello e agganciarlo dietro al pullman.”
“Vediamo di accontentarvi, signori, datemi un paio di giorni di tempo.”
“E l’albergo? Se possibile con la sauna.” dice la signora.
“Magari pagando qualcosina in più.” aggiunge il marito sottovoce.
La ragazza: “Io, fossi in voi, siccome adesso ci sono tante case vuote a Kiev, proverei a mettere un annuncio, oppure un Airb&b.”
“Eh già”, interviene il pianista, “e il drone dove lo metto, sulle scale?”
“Ah, mi scusi, dimenticavo… bene, dateci un paio di giorni di tempo e vi troviamo anche la soluzione abitativa.”
C’era ancora qualche stanza vuota all’Hotel Adlon di Kiev, dove erano concentrati i pochi giornalisti rimasti, e che disponeva di un ampio garage dove poteva essere sistemato il drone. La coppia appenninica poteva finalmente partire.
Due giorni dopo i quotidiani riportano a titoli cubitali:
Due volontari italiani fermati alla frontiera ungherese. Volevano sacrificarsi per la libertà dell’Ucraina. Si erano portati dietro un drone da combattimento di nuova concezione. L’arma micidiale è stata sequestrata e viene ora analizzata da esperti della NATO.
Respinti, privati del loro preziosissimo drone, i due “volontari” fanno ritorno mestamente al loro rifugio sull’Appennino.
“E adesso chi va a farci la spesa?”, dice sconsolata la signora dal tailleur giallo sporco.
“Eh cara, dovremo chiamare anche noi dei rider, sono così tanti, magari pagando qualcosina in più.”

 

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