Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese
di Manù
Ieri alle tre e mezzo del mattino mentre mi facevo due uova al padellino pensavo al gran guazzabuglio che c’è laggiù a valle.
Contagi che salgono e scendono, no vax nostalgici della nonna che di vaccini non ne faceva, pro vax che se non sei d’accordo ti tacciano come persona immonda e ti perseguirebbero volentieri per tentata strage, commercianti e ristoratori imbufaliti e pedoni investiti dai rider mentre cercano di consegnare uno spaghetto allo scoglio prima che si raffreddi.
Un gran pasticcio.
Pare che si debba avere per forza un’opinione.
Io non ci riesco mica.
Sto qui, nel mio eremo, e provo a mettermi nei panni di questo e di quello e anche di quell’altro e intanto le mie uova si sbruciacchiano un po’.
Penso che se tutti smettessero di prendere una posizione basata fondamentalmente sul proprio tornaconto e cercassero di avere una visione d’insieme e muoversi per il bene comune che poi diventa anche quello personale, forse comparirebbe una luce in fondo al tunnel.
Brava, bella scoperta, te che ti arrovelli inutilmente per trovare un modo di far andare d’accordo la gatta Linda e il gatto Bibo.
Dovrei dormire di più.
Tanto per andare un po’ in apprensione mi sono documentata sui topi e le eventuali malattie che possono portare.
A parte il fatto che di 30 specie di topi esistenti in Italia almeno 15 stazionano qui tra casa mia e la cantina, non dovrei correre grossi rischi.
I più pericolosi sono naturalmente i ratti di fogna e le varietà di topi che vivono in zone paludose, ma questi non mi riguardano.
Cosa curiosa, ho scoperto che esistono alcune specie di toporagno (che in realtà non è un roditore) il cui morso è velenoso, ma anche in questo caso non corro rischi, è il toporagno d’acqua, qui non c’è, meno male, li trovo bellissimi, così minuscoli con il loro musetto a punta, mi è capitato più di una volta di prenderli in mano.
Quella delle malattie è una gran seccatura perché per quanta attenzione si faccia sono rari i luoghi senza topi.
La differenza è psicologica, sta nel sapere che ci sono o non saperlo.
Il gatto Bibo è grasso.
Metterlo a dieta è complicato perché lui finita la sua razione va a mangiarsi quella degli altri.
Ho cercato di spiegargli che non essendo né un tricheco né un ippopotamo non può permettersi di essere in sovrappeso e che se continua così tra un po’ non sarà più in grado di arrampicarsi su un albero che non è solo una velleità ma può diventare necessario se ti insegue qualcuno più grosso di te, per esempio una volpe, che da queste parti può capitare.
Lui per tutta risposta mi dà testate sulle gambe e poi si rotola sui miei piedi soddisfatto delle sue trippe.
Il cane adottivo Michi Sgarùf mi ammorba.
Forse il trauma subito quando ha perso la sua padrona si sta manifestando a scoppio ritardato, fatto sta che non mi molla un attimo.
Segue ogni mio passo così da vicino che spesso rischio di pestarlo e se in casa mi sposto dieci volte dalla cucina al salotto lui fa altrettanto. Se vado sul soppalco, dove lui non può venire perché non riesce a salire sulla scala a chiocciola, si mette sotto e piange.
Oltretutto canta. Emette dei suoni così articolati e modulati che ogni tanto temo che si metta a parlare. Mai sentito uscire nulla del genere dalla bocca di un cane.
Mi fa venire in mente Cuore di cane di Bulgakov e un brivido mi corre lungo la schiena.
Nonostante i tre pasti al giorno è affetto da un appetito compulsivo quindi se sospetta che io abbia qualcosa di vagamente commestibile in mano si esibisce in salti da record.
Avrebbe fortemente bisogno di uno psicologo, ma questo genere di professionista non è presente in zona.
La gatta Baby, a cui sta molto simpatico, cerca di consolarlo accoccolandosi vicino a lui e lasciandosi mettere il naso nel sedere, ma sembra che la terapia non sia sufficiente.
Tutti i possessori di pollastre che ho incontrato sostengono che se le galline si bagnano i piedi non fanno l’uovo.
La prima volta che l’ho sentito dire ho pensato: questo è scemo, ma poi ho preso atto di quanti sostenitori ci siano di questa teoria e si è insinuato il dubbio che possa avere qualche fondamento.
Dubito che sia provato scientificamente che le galline possiedono dei piedi che se bagnati inibiscono la produzione di uova, ma talvolta ne sa di più la saggezza popolare che la scienza.
Non ho capito però come si faccia a impedire che una gallina si bagni i piedi, dal momento che chiuse o libere, pioggia o sole, un giretto nella ciotola dell’acqua se lo fanno sempre.
E non mi risulta che esistano stivali di gomma per ovaiole.
Deve essermi sfuggito qualcosa.
L’ultima arrivata, la gatta Linda, si è fidanzata con Serafino il clandestino, detto gambe corte.
Clandestino, perché viene a mangiare di nascosto il cibo che gli lascio sul davanzale, gambe corte perché è basso.
A causa di Bibo che lo caccia, veniva ormai di rado, ma il calore di Linda lo ha spinto a superare qualsiasi timore.
Arriva, la chiama, Linda esce e vanno via insieme.
Penso contrariata a quanto lei sia giovane e carina e lui vecchiotto e bruttarello, ma non potendo in alcun modo impedire l’idillio amoroso, non mi resta che aspettare il momento in cui valuterò l’entità dei danni.
Serafino è un gatto nato randagio, che mai ha conosciuto il calore di una casa o il contatto umano e sembra non fregargliene proprio niente.
Ieri ci siamo incrociati e guardando i suoi occhi cisposi e il manto spelacchiato non ho potuto fare a meno di intenerirmi.
Gli ho messo una ciotola piena di cibo sul solito davanzale e gli ho detto, già che sei qui, mangia, cretino.
Non se l’è fatto ripetere due volte.
Foto di Manù e Andrea Ferrante