Io e la natura | 23° puntata

Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese

di Manù

 

La vicenda acqua non è finita. (v. gli antefatti in Io e la natura n.22)
La vaschetta non dava abbastanza pressione e nottetempo l’acqua nel tubo è gelata di nuovo.
E quando sono partita armata di cannello per sgelarlo, dopo la prima fiammata è finito il gas.
Cosa ancora più grave ho quasi finito il pastis che non è neanche mio.
Me l’ha lasciato un’amica a cui fa male e vuole evitare di berlo, dicendomi che così ne avrebbe bevuto un po’ solo quando viene a trovarmi.
Male questa volta non le farà di sicuro, dal momento che me lo sono bevuto tutto io.
Però vino ne ho ancora.

 

Adesso proverò ad allacciarmi con un imbuto, qui tutti hanno un idea al riguardo, questa è senz’altro la più pittoresca.
Il problema è il ghiaccio e per oggi non posso fare più nulla.
Nel frattempo dovrò di nuovo lavarmi una mano per volta, non parliamo dei miei capelli, ormai ho i dread.
Gatti, cani, galline, sereni come sempre.
Loro i capelli non se li lavano.

 

Ho finito il pastis.
Ho aperto una bottiglia di vino.
Sa di tappo.

Dai tubi escono candelotti di ghiaccio duri e compatti. Se continua a fare così freddo si scioglieranno a primavera.
Colta da disperazione profonda, decido di rivestire il tubo con salami di foglie e nylon.
Dopo un ora di lavoro ne ho fatti una decina di metri. Ne mancano solo cinquecentosessanta e ho finito.
Mentre faccio il conto delle ore arriva un altro villico in compagnia di un idraulico, che dopo aver ascoltato impassibile il mio racconto un po’ isterico di tentativi con imbuti, vaschette e salami, dice “Voglio andare alla fonte”.
“Ok, allora vai alla borgata qui sopra, scendi giù, sali su, scendi giù, sali su, scendi giù e vai a sinistra.”
È buio e non torna. Sono preoccupata. Si sarà perso nel bosco?
Ma ecco che ricompare.
“Ho trovato la perdita”
O ha culo, o è un genio.
Inizio a saltellare di gioia, non so come ringraziarlo, lui non si scompone e mi dice che verrà il mattino dopo con un collega.
Vanno, scavano, aggiustano e tornano.
E così fu.
Ho fatto una lunga doccia calda e non mi sono sentita neanche in colpa.

 

Ogni tanto preparo dei dolcetti a base di frutta secca che tra i miei amici sono noti come le palle di Manù.
Se dovessi mai metterli in commercio, visto che sono vegani, crudisti, senza glutine, senza lieviti e senza zucchero, li chiamerei “Don’t worry”.
Una sera mentre mi accingevo a mangiarne uno, la gatta Linda, velocissima, me lo ha fregato nel tragitto tra il tavolo e la bocca.
Tallonata dalla Lindo, sua degna figlia, se lo è portato in un angolo e ha leccato tutta la parte esterna, abbandonando poi il resto del dolcetto.
È così che ho scoperto che vanno matte per il cocco.
Linda, quando li faccio, ruba e ciuccia per benino anche i pop corn.
Nella mia esperienza di convivenza con i gatti, non mi era mai capitato.

 

Bisognosa di una visita oculistica, mi prenoto per la settimana seguente.
Il sole splende, fa molto freddo ma nulla fa presupporre il mal tempo.
Il giorno della visita nevica.
Non avendo voglia di avventurarmi sotto la neve giù per sei km di tornanti stretti e in parte sterrati, disdico e riprenoto per 15 giorni dopo.
Le previsioni danno bel tempo, la nevicata sembra essere un caso isolato.
Il giorno prima della visita nevica, le temperature vanno a 12 sotto zero e la strada gela.
Praticamente è una pista di pattinaggio.
Destino avverso.
Telefono in comune per chiedere se vengono a mettere del sale sulla strada, anche perché se continua a fare così freddo, per andare dall’oculista e da qualsiasi altra parte, devo aspettare il disgelo primaverile.
Mi risponde un signore con qualche problema di comprendonio, che mi dice che ne deve parlare con il sindaco.
Addirittura.
Mi richiama dopo qualche ora dicendomi che il sindaco non ha dato il suo benestare, in quanto loro il sale su questa strada non l’hanno mai fatto mettere.
Cerco di spiegargli che sarebbe bene che iniziassero a farlo, ma lui per tutta risposta mi da il numero di una ditta privata e attacca.
Contrariata, telefono al signore che viene a togliere la neve, spiego la situazione e gli chiedo consiglio. Lui mi dice che la ditta di cui mi ha dato il numero il simpatico impiegato comunale ha solo dei camion enormi che su questa strada non riuscirebbero neanche a salire, e mi dà il numero di un suo amico che ha l’attrezzatura per spargere il sale.
L’amico arriva, è gentilissimo e onestissimo.
Pagando, tutto risolto.
Sono andata dall’oculista facendo i miei migliori auguri al sindaco.

 

Un’epidemia di occhi gonfi infuria nel mio pollaio.
Tina, che è già arrivata con un ascesso enorme sotto l’occhio, è stata sottoposta dalla sottoscritta a una serie di lavaggi oculari che non hanno dato buon esito.
Dopo qualche giorno vedo che anche la Clara ha un occhio gonfio.
Preoccupata controllo Bice che invece sta benissimo.
Oltretutto il gonfiore di Clara è di natura diversa da quello di Tina.
Niente ascessi, è molto arrossata, lacrima e tiene l’occhio chiuso.
Non so cosa fare, non conosco dottori che si occupano di galline. Tento con un collirio lenitivo biologico.
Clara è guarita nel giro di qualche giorno, Tina ha sempre l’ascesso ma lacrima molto meno.
Quando mi capita di dire che metto il collirio alle galline mi guardano in modo strano.
Non deve essere molto usuale, da queste parti.
Forse neanche altrove.

 

Foto di Manù e Andrea Ferrante

 

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