Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese
di Manù
Mi pare di poter giungere alla conclusione che il motivo scatenante di una guerra è sempre comunque, banalmente, il territorio.
Da qui l’impossibilità di una convivenza pacifica.
Poco importa che le parti coinvolte siano gli abitanti di intere nazioni o l’esercito di minuscole formiche che hanno deciso di colonizzare il trave nella mia cucina.
Saranno anche diverse le modalità e l’entità dei danni, ma le dinamiche sono le stesse.
Tutto è iniziato quando sono comparse tre o quattro formiche sul piano cottura.
Mentre le guardavo suicidarsi sulla piastra bollente, ho pensato: – Speriamo in bene, dove ci sono due formiche di solito ce n’è un altro migliaio…
Il giorno dopo, infatti, non si contavano già più.
– Porca miseria, con tutto lo spazio che hanno, devono proprio venire a piazzarsi a casa mia!
Una voce non meglio identificata, che presumo essere quella della portavoce delle formiche, mi risponde prontamente.
– Eh no, mia cara nata ieri! Noi abitiamo il pianeta da ben prima che compariste voi umani, costruivamo formicai e rosicchiavamo tronchi prima che voi foste previsti dal processo evolutivo, non siamo noi a casa tua, è la tua casa a essere sul nostro territorio!
Non fa una piega.
Non ho mai potuto fare a meno di immedesimarmi nei panni altrui, cosa che non mi ha sempre aiutata a uscire vittoriosa dalle diatribe della vita, e da quando abito immersa nella natura mi ha più volte messa nella condizione di rischiare il disastro.
Consapevole di non poter risolvere la situazione con le mie capacità dialettiche, tento almeno di disturbarle e cospargo di sale il perimetro del piano cottura.
Non può fregargliene di meno.
Una volta stabilito che non è nulla di interessante dal punto di vista alimentare, si limitano a incolonnarsi un po’ più in là.
E va bene, se vogliono la guerra, che guerra sia!
Sul piano numerico non posso competere, ma possiedo armi chimiche di distruzione di massa, che uso sempre malvolentieri, ma ora mi vedo costretta dato che hanno invaso anche la mensola sotto la finestra e attaccato le ciotole dei gatti. Che dicano quello che vogliono, questa è casa mia e non ho nessuna intenzione di lasciargliela occupare.
Metto un insetticida in gel, venduto come micidiale. Estremamente appetitoso, le attira come il miele le mosche. E siccome loro non si limitano a mangiarlo sul posto, ma lo portano anche nel formicaio, vanno incontro a uno sterminio totale, larve comprese.
Le osservo ammassarsi, ignare della fine che le aspetta. Mi sento vagamente in colpa, poi mi dico che, insomma, sono solo formiche!
Torna a farsi sentire la voce misteriosa:
– In base a quale criterio stabilisci chi è più importante di chi? Noi siamo in grado di costruire dei formicai immensi suddivisi in stanze, ognuna con una funzione diversa.
Abbiamo vani per lo stoccaggio degli alimenti, asili, aree per il riposo delle operaie, scuole dove le più esperte istruiscono le più giovani a svolgere le proprie funzioni.
Alleviamo afidi e cocciniglie per la raccolta della melata, facciamo la birra lasciando fermentare i chicchi dei cerali, alcune specie coltivano funghi e tessono i fili dei bachi da seta. Certo, non ci occupiamo di fisica quantistica, poesia, giustizia e etica sociale, ma da quanto ci risulta neanche tu, e neppure il pugno di uomini che detiene il potere di decidere i destini del mondo!
E adesso che faccio?
Provo ancora con la diplomazia.
Da queste parti lo spazio non manca e loro sono nate per la vita all’aperto, si tratta solo di convincerle che loro possono anche cercarsi un posticino nel bosco, io no.
Mi sembra di sentire la risposta: – Ma una specie che si accapiglia in continuazione per aumentare i propri agi e comodità come fa a non capire che, potendo scegliere, preferiamo stare in un luogo con un clima temperato, scorte inesauribili di cibo e un’ottima protezione dagli insetti predatori?
PERCHÉ QUESTA È CASA MIAAAAAAA!
Furiosa per aver dovuto sventare un attacco alla mia torta di mele, decido di fare una cosa molto comune.
Fregarmene.
Della logica, della giustizia, del rispetto, della condivisione degli spazi.
Comunque, il gel sterminatore non funziona, non so il perché.
Dopo qualche giorno di tregua sono tornate più numerose e accanite che mai.
Ma non fa niente. Dimentica di essere sempre stata una fervente pacifista e amante della natura, ho deciso di ammazzarle con le mie mani una a una, le schiaccio, le affogo, le brucio, le aspiro con l’aspirapolvere, per difendere e riappropriarmi del territorio che ho deciso di avere il diritto di sentire mio.
Foto di Manù e Andrea Ferrante
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