Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese
di Manù
10 aprile 2022
Per un lungo periodo un’ordinanza comunale aveva vietato di fare fuochi, in parte per l’inquinamento ambientale e in parte per la grande siccità di questo inverno.
Dal primo aprile, con la condizione che piovesse, è di nuovo permesso.
Dal momento che non solo è piovuto, ma sono scesi anche 20 centimetri di neve, ho iniziato a prepararmi psicologicamente ad accendere un fuoco, cosa che mi fa sempre molta paura, ma avendo fatto pulizia qua e là per le rive il quantitativo di foglie e sterpaglie che ho accumulato è veramente notevole.
Ma tira vento da giorni e stavo giusto pensando che fosse da pazzi bruciare le foglie con quelle condizioni, quando alzo lo sguardo e vedo sulla montagna di fronte una colonna di fumo.
Penso, – toh, guarda, c’è chi non si preoccupa del vento – ma poi guardando meglio mi rendo conto che tutto quel fumo non può essere solo il risultato di un mucchio di foglie che brucia.
Un incendio.
Dopo qualche ora dalla mia posizione potevo vedere più focolai sparsi sul fianco della montagna e la sera il fuoco aveva ormai raggiunto il versante della montagna affianco.
Il mattino dopo la situazione è ancora molto critica, sento i motori dei canadair che vanno e vengono nel tentativo di domarlo.
In poche ore centinaia di ettari di bosco sono andati distrutti, probabilmente decine di animali sono morti e non si sa a chi dire grazie.
Penso che troverò un altro modo per smaltire foglie e sterpaglie.
Foto di manù e Andrea Ferrante
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