Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese
di Manù
Dopo un estate di San Martino durata mesi, è arrivata una tenue pioggerellina, che dà un po’ di fiato alla tremenda siccità.
È tutto ovattato da una coltre di nebbia, il silenzio è totale, si vorrebbe poter dormire tutto il giorno e i miei otto quadrupedi non ci pensano due volte.
A intervalli di tre ore porto a spasso Trix, il cagnone ultimo arrivato.
Io lo chiamo Bix, tanto non si gira comunque e a me si arrotola meno la lingua.
Sto cercando di fargli conoscere i dintorni di casa, non oso ancora senza guinzaglio, spero che impari presto ad ascoltarmi, suppongo che dipenda da me e questo mi preoccupa molto.
Michi Sgaruf sembra felice e ringalluzzito da quando c’è Bix.
È molto indaffarato a coprire con la sua le pipì del suo nuovo amico, corre su e giù tutto il giorno e la sera è distrutto.
La gatta Lindo ha una bruttissima tosse, siamo andati dal dottore, devo darle degli antibiotici e tenerla in casa il più possibile, cosa quest’ultima che risulta piuttosto complicata.
Uscendo di casa ho avuto una bella sorpresa.
Sui gradini una splendida salamandra si stava godendo la pioggerellina.
Grassottela e probabilmente anziana, viste le dimensioni, se ne stava lì immobile, ignara dei sei gatti e due cani di cui avrebbe potuto fare conoscenza.
Presa e portata al sicuro.
Mi sarebbe spiaciuto che avesse visto la fine dei suoi giorni sui gradini di casa mia.
Foto di Manù e Andrea Ferrante
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