Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese
di Manù
Ho deciso di farmi un regalo e mi sono comprata una fototrappola. Strumento meraviglioso, è dotata di un sensore che rileva il movimento, è impermeabile e fa foto e video anche di notte. Non mi viene in mente niente di meglio per spiare gli animali selvatici che gironzolano intorno a casa e immortalarli. Gasata dal mio nuovo acquisto mi sono persino fatta dare degli scarti di carne dal macellaio, per essere proprio sicura di beccare qualcuno. Piazzo la fototrappola attaccata a un albero in fondo all’orto sul confine con la pineta, la sera ci metto davanti gli scarti di carne e aspetto con ansia il mio scoop documentaristico. La mattina dopo gli scarti di carne sono ancora lì. Poteva mica andare bene al primo colpo. Per evitare che cani e gatti di casa se li mangino, metto una bacinella capovolta sui resti di carne e per sicurezza la copro con pietre e pezzi di legno, con l’intenzione di andare a togliere il tutto la sera. Ma la sera sono stanca e mi dimentico. Il giorno dopo trovo bacinella, pietre e legno spostati e i resti non ci sono più. Penso -beccato!- e corro in casa a visionare le foto.
La fototrappola ha immortalato, nell’ordine: I miei piedi mentre metto la bacinella Un bellissimo Bibo quasi in posa Un uccelletto molto mimetico Uno sfocatissimo sedere di Mina
Quel disgraziato di Bix che sposta la bacinella e si mangia tutti i resti. Un chilo e mezzo di carne. Ecco perché aveva mal di pancia! Ma per ultima in una foto notturna compare anche una volpe che, arrivata dopo Bix, rimane a bocca asciutta.
Stasera ci riprovo. Più che un attrezzo documentaristico, la fototrappola sta diventando una videocamera di sorveglianza dei miei otto conviventi a quattro zampe. E per me è anche un lavoro. Per evitare che Bix o Michi si mangino gli scarti di carne e stiano male e che i gatti nottetempo facciano brutti incontri con eventuali predatori attirati dai suddetti scarti, adesso faccio così: di giorno lascio la fototrappola senza esca, la sera vado a raccattare i gatti (Bibo, Baby, Mina, Linda, La Lindo, Ginetto), faccio fare pipì ai cani, blindo tutti in casa e vado a mettere la carne davanti alla fototrappola.
La mattina alle cinque vado a toglierla e poi do la libera uscita a tutti. Certo che la mia se non è follia deve essere proprio una grande passione. Comunque sia, nessuno è ancora arrivato a mangiarsi ‘sta benedetta vaschetta di carne, che adesso inizia anche a puzzare un po’ e non so dove metterla quando non fa da esca. Durante il secondo giorno la fototrappola – oltre ai miei piedi, a un rametto mosso dal vento, ai soliti andirivieni dei gatti – ha ripreso un topo, che nottetempo è andato a controllare se nella vaschetta ci fosse qualcosa di interessante. Ho spostato la fototrappola nel bosco che ho di fronte alla cucina. Quello che è costato la vita a tre galline, là dove vorrei che i gatti non andassero e invece ci vanno sempre. A parte le solite riprese di routine, ovvero: I miei piedi Baby che va in la Baby che torna in qua Baby che si ferma a riflettere sulle questioni della vita ci sono anche due video: un tasso e una volpe. La cosa curiosa è che la volpe dopo aver annusato la vaschetta con gli scarti di carne scappa via invece di mangiarsela. Forse non le piace il maiale.
Sembra che per fare un documentario, i professionisti si appostino per mesi.
Foto di Manù e Andrea Ferrante
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