Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese
di Manù
Giorni fa ho tentato un nuovo inserimento delle galline nuove, Rita e Clara, nel pollaio.
Luigina, la gallina senior, si è comportata abbastanza bene. Non le ha assalite, le ha tollerate purché rimanessero a almeno un metro di distanza. Deve aver saputo del Covid.
Quando però sono andata a trovarle ore dopo ho visto Luigina che le rincorreva a passo di marcia veloce intorno al pollaio. Dopo il ventesimo giro la cosa mi è parsa piuttosto alienante.
Le ho rimesse nella capanna.
Il vicino mi ha detto che anni fa aveva dovuto fare un pollaio bilocale perché mai riuscì a far accettare le galline nuove a quelle vecchie.
Non se ne parla. Io punto sulle pressioni psicologiche.
Piove da giorni.
Le lumache mi hanno mangiato di nuovo tutto il basilico e l’insalata.
Il proprietario del negozio di sementi mi ha detto di mettere delle scodelle con la birra, solo che le prime tre le ho bevute e quella che sono riuscita a mettere viene del tutto ignorata dalle lumache.
A saperlo bevevo anche quella.
Anche i miei gatti risentono del clima.
Mi chiedono di uscire, dopo un quarto d’ora li trovo bagnati fradici con il muso spiaccicato alla finestra che vogliono entrare e andare ad asciugarsi sul mio letto, dopo un’ora chiedono di uscire e dopo un quarto d’ora vogliono rientrare e la scena si ripete fino a sera.
Speriamo che esca il sole.
Oggi, dopo aver decespugliato il prato senza incidenti, ho fatto finalmente le pulizie domestiche.
Sotto un tappeto ho trovato 3 code di lucertola, una di ramarro, due lucertole vive con la coda e lo stomaco di un topo.
Avevo appena finito quando arriva di corsa Bibo con un topo morto di discrete dimensioni, me lo sbatte sui piedi e si corica lungo e disteso guardandomi soddisfatto.Ho dovuto fargli i complimenti, prima di rimuovere il cadavere.
Devo fare le pulizie più spesso.
Ho sbagliato. Quando ho fatto l’orto, ho piantato 6 piante di zucchine e mi sono morte tutte. Per andare sul sicuro al secondo giro ne ho piantate 12, pensando: ne moriranno la metà.
E invece no. Sono cresciute rigogliose tutte quante e adesso sono sommersa dalle zucchine.
Ieri sera a cena ho fatto zucchine in carpione, zucchine in umido con la menta, frittata di zucchine e zucchine grigliate.
Sono in difficoltà con la questione roditori.
La scorsa settimana ho deciso di pulire l’ex capanna delle pecore per metterci il fieno che quest’inverno mi servirà per il pollaio.
Spostando un nylon che era stato messo nella greppia è fuggito un ratto di medie dimensioni.
Sollevando del tutto il nylon ci trovo un intera nidiata. Ratti in fasce. Deduco che il ratto fuggito prima fosse una ratta.
Mi agito. Ratti vicino a casa non va bene.
Il veleno è fuori discussione. Muoiono per soffocamento in 32 ore, è orribile e qualsiasi predatore li mangiasse farebbe la stessa fine, compresi i miei gatti che ingurgitano tutto quello che cacciano.
La colla, neanche a parlarne.
Uccidere la nidiata.
Li guardo, minuscoli e devo dire anche un po’ carini.
Rimetto tutto come prima e me ne vado.
Qualche giorno dopo al calar della sera, armata di pila e macchina fotografica – note armi letali contro i ratti – vado nella capanna.
Eccoli là, ormai dei ratti quasi adolescenti, tutti in fila su un trave che illuminati dalla pila mi guardano incuriositi.
Arriva la mamma a redarguirli e loro scappano a nascondersi.
Ma la curiosità ha il sopravvento e dopo un attimo a turno fanno capolino.
Li immortalo e me ne vado.
Forse non sono adatta alla vita in un posto come questo.
Entro in conflitti che non riesco a risolvere.
Perché in fondo, sono loro a casa mia o io a casa loro?
Quando un gatto prende un topo penso: bene, bravo gatto, ma poi lo vedo tormentare la povera bestiola per delle mezze ore e non resisto, glielo tolgo dalle grinfie. Ma così ci sono troppi topi. E allora faccio finta di non vedere.
Ormai non uccido più neanche i calabroni che entrano in casa, enormi, dei veri mostri. Gli appoggio l’ammazza-mosche davanti, loro ci salgono sopra e io li metto fuori.
Punto a una convivenza pacifica, ma non escludo che prima o poi la casa crolli invasa da tarli, formiche, calabroni, lucertole, roditori di ogni specie e uccellini. Dovrò andarmene sconfitta con le pive nel sacco.
Oggi aprendo il bidone della spazzatura ci trovo dentro Giuseppino, il topolino residente.
Beccato! Ho un momento di giubilo, poi penso a come potrà mai cavarsela nel bosco dopo un anno di vita casalinga.
Mentre combatto con la tentazione di liberarlo di nuovo sotto al lavello, vedo una seconda testolina.
Giuseppina!
Quando è troppo è troppo. Decido di deportarli nel fienile dove ci sono un sacco di angoli in cui possono rifarsi una vita.
In fondo io nella mia di vita ho traslocato 11 volte senza tante storie.
Ma la sera chi ti trovo davanti alla porta di casa?
Giuseppino.
L’ho cacciato in malo modo.
Giornate splendide a rischio di ustione, nottate con esuberi di stelle.
Le galline sono in punizione.
Ieri sono dovuta andare a recuperarle nel profondo del bosco, là dove ne ho già persa una lo scorso anno.
Per quanto sia fitta la boscaglia, una gallina bianca si vede lontano due chilometri, una festa per qualsiasi predatore.
Chiuse nel recinto, manifestano Il loro dissenso facendo dei versi strazianti, neanche le stessero sgozzando.
Io giro al largo dal pollaio sennò mi faccio intenerire, apro, loro vanno nel bosco, vengono mangiate e io rimango senza galline a meditare sul mio stupido intenerimento.
Questo è un posto per cuori duri e io non sono attrezzata.
Foto di Manù e Andrea Ferrante