Io e la natura | 34° puntata

Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese

di Manù

 

La fossa biologica ha qualcosa che non va e talvolta si intasa.
In questi anni mi è capitato di doverla svuotare personalmente e, pur essendo diventata piuttosto efficiente nel farlo, quando ho scoperto che due paesi più in su abita un signore attrezzato per lo scopo e molto onesto, ho pensato immediatamente di approfittarne.
Come tutti quelli che lavorano per conto proprio da queste parti, si fa aspettare e poi ti telefona un giorno e dice: – Sto arrivando!
E tu non puoi dire di no.
Questo è quello che è successo qualche mattina fa, giornata già nefasta, in quanto mi sono svegliata con un gran mal di testa e il programma per il pomeriggio era accompagnare il mio vicino a un funerale.
Il mio ultimo desiderio era occuparmi, anche se marginalmente, della fossa biologica.
Mi metto il cuore in pace e cerco di assistere nell’operazione, nonostante la testa martellante di dolore.
Mentre tento di attaccare una pompa alla fontana mi telefonano per dirmi che stanno venendo a consegnarmi un tavolo e un letto che aspettavo da mesi.
– Arriviamo alle due!
Io alle due e mezza devo partire per il funerale.
Ma non puoi dire di no.
Finito con la fossa, arrivano i corrieri, per fortuna in orario, in un lampo mi montano il tavolo con le gambe al contrario, a fianco dell’altro tavolo in cucina che non ho fatto in tempo a togliere, si dimenticano i piedi del letto e uno dei due andando via inciampa e cade, per fortuna senza farsi troppo male.

 

Partiamo per il funerale e arrivati davanti al portone della chiesa la prima cosa che vedo è un gattino nero di circa due mesi evidentemente randagio che come un fulmine si fionda dentro.
Come in un incubo, vedo i miei sei gatti diventare sette e un brivido mi corre lungo la schiena.
La chiesa si sta riempiendo e temo che il gattino finisca calpestato da qualche fedele. Mi lancio a recuperarlo.
Lo metto fuori, in un giardinetto lì vicino, pregandolo di non farsi più trovare  al termine della funzione, ma lui ostinato corre di nuovo in chiesa. E io dietro.
Vuol proprio andare a messa.
Durante la funzione si scatena un temporale, penso al gattino, mi giro e lo vedo in braccio a una ragazza.
Mi avvicino e le dico,- Vero che te lo porti a casa?
Lei: – No.
– Come no, io ne ho sei!
Lei mi guarda preoccupata, vedo che sta pensando, speriamo che non sia pericolosa, ma la fiumana di gente che vuole uscire dalla chiesa per seguire il feretro e prendersi la pioggia spinge fuori me e il mio vicino, e perdo di vista ragazza e gatto.
Meno male.

 

Tornata a casa, il temporale è finito, ma la luce non c’è.
Convinta di risolvere la cosa tirando su un salvavita, vado al contatore e prendo atto che è defunto.
Idem per quello del vicino, quello dei vicini del fine settimana e quello collegato al lampione in cortile.
Il temporale ha fatto danni.
Il mio cellulare è quasi scarico e vado dal vicino per chiamare con il fisso il numero di emergenza guasti, ma il telefono è muto. Defunto. Anche lui.
Inizio ad agitarmi un pochino.
Tento con il cellulare sperando che la batteria regga, parlo per dieci minuti con un operatore virtuale e quando finalmente riesco a comunicare con un operatore vero, rimpiango quello virtuale.
L’addetto alla segnalazione guasti continua a dirmi che il numero utente che gli sto comunicando non esiste.
Quando finalmente lo convinco che esisto, la linea cade.
Quasi quasi piango.
Di batteria ne ho ancora un po’ ma non abbastanza per ricominciare tutto da capo, quindi decido di chiamare il mio elettricista che impietosito si offre di segnalare lui il guasto.
In tutto questo, arriva la mia amica vicina di borgata, quella a cui più o meno custodisco il pastis, che è in preda alle paturnie e di pastis se ne fa tre, belli carichi, per poi, pregna di negatività intrinseca, far franare qualsiasi mia speranza con previsioni nefaste.

 

Quando, vacillando, sale in macchina e va via, mi telefona dopo un momento dicendo – Non posso passare, ci sono due mucche davanti alla mia macchina.
Sono scappate le mucche!
Sono in un posto isolato, senza luce e telefono, ho mal di testa, un’amica depressa e ubriaca e sono scappate le mucche.
Senza contare la mattinata e il gattino che frequenta i funerali e non so a quale destino è andato incontro.
Telefono al pastore, che è in piola e mi dice che viene a riprendersi le mucche. Quindi, sull’orlo di una crisi di nervi, mi lavo i denti a lume di candela e vado a letto.
All’una di notte sento Bix abbaiare furiosamente.
Ci sono i tecnici del servizio elettrico nazionale in cortile.
Il cielo sia lodato!
Il temporale ha fatto danni per centinaia di chilometri, tutti i tecnici sono impegnati, non potevano arrivare prima, ma risolvono il problema.
Il mattino dopo scopro che il congelatore stracolmo di cibo che ho in cantina non ha tenuto.
Mica può andare sempre tutto bene.

 

Foto di Manù e Andrea Ferrante

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