Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese
di Manù
Forse devo cambiare il rivenditore di galline.
Delle precedenti, Bice è morta misteriosamente, Tina aveva un occhio gonfissimo, adesso ho Gianna che ha iniziato a zoppicare misteriosamente da una zampa che sembra sana e adesso non si muove quasi più.
Mi fa una gran pena, sto provando con dei rimedi omeopatici, ma se mettere il collirio a una gallina è complicato, darle i granuli è un gran casino.
Questa mattina ci sono riuscita sciogliendoli nell’acqua, per fortuna aveva sete, ma non va sempre così bene.
Se non migliora chiederò al mio veterinario se è disposto a vederla.
Vado a trovarla spesso, le do da mangiare e da bere e a una certa ora la metto a dormire sulla paglia.
Ho avuto la tentazione di portarmela in casa, ma poi ho pensato che forse lei si sente più a suo agio nel pollaio con le altre galline.
Non è mica facile capire cosa pensa.
Da un paio di giorni riesco a somministrarle le medicine regolarmente.
Se le accarezzo la testa mangia e beve quasi a comando.
La sposto al sole quando c’è. Le altre galline, a eccezione di Clara che è diventata un po’ stronza, tendono a starle vicino.
Gianna non sembra soffrire, ma non cammina. Al massimo fa qualche passo incerto e poi si rimette giù.
Forse farei un opera di bene a tirarle il collo, ma questo coraggio non lo troverò mai.
Prima o poi dovrò prendere una decisione, non credo che una gallina paralitica potrà mai avere una qualità della vita decente.
Dai, Gianna, alzati e cammina!
I giorni passano e l’unico cambiamento è che io ormai passo un bel po’ di tempo nel pollaio.
Per far stare Gianna più comoda ho trasferito tutte le galline nell’ex capanna delle pecore, dove hanno più spazio e più luce se il brutto tempo le costringe dentro.
Quella che fu la mangiatoia è perfetta per appollaiarsi.
Di mattino metto Gianna in terra con le altre per non farla sentire emarginata e verso le cinque del pomeriggio la rimetto nella mangiatoia, dove salgono poi anche Cinzia e Wanda per andare a dormire.
Quando Cinzia e Wanda le fanno compagnia, Gianna resiste un po’ di più in piedi, si aiuta con le ali per tenersi in equilibrio, mangia con un discreto appetito e sembra contenta.
Clara è molto seccata da tutte le attenzioni che dedico a Gianna, se può va a fregarle il cibo o a infastidirla.
Oggi ho trovato Gianna in un posto diverso da dove l’avevo lasciata. Quindi, se escludiamo il teletrasporto, vuol dire che ha camminato.
Peccato che i suoi sforzi l’abbiano portata in un punto del prato perfetto per farsi portare via da una poiana.
Quindi l’ho presa e l’ho rimessa dov’era. Probabilmente mi ha odiata.
Odiano, le galline?
Non sono facili da capire.
Sicuramente sono meno stupide di quanto si dice.
Hanno poca memoria, questo sì. Clara, ad esempio, dopo avermi seguita ovunque per mesi come un cane, (si fa per dire, il mio cane Bix non mi segue proprio per niente) da quando vive di nuovo con le sue simili non si fa neanche più toccare.
Se però insisto nel farlo, ricomincia a chiedermi i grattini sulla schiena.
Io mi affeziono a loro e loro si fidano di me.
Naturalmente ogni gallina è diversa dalle altre.
Gianna, timidissima e schiva, le prime due volte che l’ho presa in braccio per portarla nel pollaio la sera si è spaventata un po’, ma la terza si è accucciata vicino ai miei piedi aspettando che la prendessi, e poi si è messa a mangiare dalla ciotola che tenevo con l’altra mano.
Accetta di buon grado le mie cure e se le accarezzo la testa mangia e beve più volentieri.
Però non devo esagerare. Non voglio ferire la sua dignità di gallina.
Le altre mi guardano, un occhio per volta come fanno loro, hanno capito che mi prendo cura di lei, ma soprattutto vengono a vedere se quello che le do da mangiare è più buono di quello che do a loro.
Cara creatura alata che a causa di uno scherzo della natura non puoi volare e adesso, malata, non puoi neanche camminare!
E io qui, come un Dio onnipotente a decidere del tuo destino.
A volte, quando vado ad aprire il pollaio al mattino, quasi spero di trovarti morta.
Ho preso seriamente in considerazione la possibilità di rivolgermi a un boia – uno degli abitanti della più vicina borgata – per eseguire ciò che io non avrò mai il coraggio di fare.
Ma l’idea che lei si accorga di quello che sta per accadere mi è insopportabile.
Ho valutato se fosse possibile addormentarla prima in qualche modo, impresa complicata.
E alla fine, dopo giorni di dubbi tormentosi, osservando Gianna ho capito che lei accetta la sua disabilità molto di più di quanto non faccia io.
Mangia con appetito, si gode il sole spiegando le ali, le sue amiche le stanno vicine.
Ho preso la mia decisione.
Finché non la vedrò sofferente la tengo così e continuerò a prendermi cura di lei.
Foto di Manù e Andrea Ferrante
Vai a tutte le puntate qui