Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese
di Manù
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Ho fatto tutto.
Ho appeso alle finestre le palle di grasso per gli uccellini, ho gettato ai margini del bosco gli scarti di carne per le volpi, i lupi o chi verrà, gli scarti di verdure per i caprioli.
Perché è arrivata la neve.
In tutto il suo splendore.
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La neve che continua a stupirmi, a emozionarmi, e chi se ne frega se la strada è inagibile e sono isolata, sono isolata anche dalle brutture del mondo e mi godo i miei gatti che giocano nella marea bianca e vorrei che nevicasse ancora e ancora, neanche la spalo perché mi piace così tanto questa coperta bianca!
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La scala davanti a casa non c’è più e non mi rimane che intuire dove mettere i piedi, e se non mi rompo una gamba tutto questo mi piace, come mi piacerà lasciarmi scivolare giù dalla scala che porta al pollaio, quando sarà gelata e potrò essere per un momento una slitta umana!
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La neve è sempre un evento.
Porta acqua alle fonti, prepara il terreno per i funghi, disseta i grandi alberi in profondità, e mi leva dalle palle i cacciatori, perché con la neve non si caccia.
O almeno così dovrebbe essere.
Per festeggiare mi sono aperta una bottiglia di vino, di quelli buonissimi e carissimi che si bevono solo nelle circostanze speciali, anche se oggi è un giorno qualunque che la neve ha reso importante.
Alla salute, perché in fondo ci vuole proprio poco.
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Foto di Manù e Andrea Ferrante