Cronaca di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese
di Manù
Avere sei gatti non esclude un emergenza ratti.
Almeno 3 generazioni dei simpatici roditori hanno assediato il pollaio e deciso di rosicchiarselo tutto.
Avevo notato una certa presenza degli inconfondibili escrementi, ma quando aprendo la porta del pollaio è sceso un quantitativo importante di segatura, ho alzato la testa e ho imprecato.
I disgraziati hanno attaccato i travi che tengono su il tetto e i giunti che tengono insieme le assi.
Colpa dei denti, che nei topi continuano a crescere in lunghezza per tutta la vita, quindi devono rosicchiare qualcosa per consumarli.
Non vedendone mai uno di giorno ho fatto un’incursione notturna per rendermi conto dell’entità del problema.
Apro la porta piano piano: almeno una trentina di ratti di tutte le età mi guardano incuriositi dall’alto dei travi.
Scacciando l’ombra di tenerezza che quei musetti mi suscitano mi metto a gridare con quanto in fiato ho in gola, scatenando un fuggi fuggi generale e rischiando di far morire di infarto le galline che dormivano tranquille.
So che non appena me ne sarò andata là tribù di invasori tornerà esattamente dove era.
Valuto le soluzioni.
1. Trappole
Totalmente inutili, non sono stupidi.
2. Armi chimiche
Il giusto quantitativo del caro vecchio arsenico li seccava sul colpo, ma si riusciva a fregarne uno, massimo due se il secondo era un po’ stupido, perché tutti gli altri vedendo il cadavere di un loro simile col cavolo che mangiano il micidiale bocconcino.
Ma noi umani, che siamo più intelligenti, abbiamo creato un veleno ad azione lenta, così il malcapitato mangia e se ne va a morire altrove, 36 ore dopo, per soffocamento.
Lui e tutti quelli che hanno la malcapitata idea di mangiarselo prima che muoia.
Per esempio i miei gatti, che mangiano i topi.
3. Tortura
Anche detta colla.
Si posiziona la striscia, magari mettendo intorno qualcosa di buono, il topo ci va sopra e mai più si libererà.
Ma mica muore subito.
Quindi si può scegliere di farlo agonizzare a oltranza fino a che non tira le cuoia o avere un moto di pietà e finirlo con le proprie mani.
Non mi sento portata per nessuna delle due opzioni.
4. Deportazione di massa
Prima devo prenderli e poi, dove li deporto?
5. Artiglieria pesante
Mi compro un pitone.
Sicuramente un ottimo deterrente per i topi, però sarebbe arduo convincerlo a non mangiarsi anche le galline e i gatti.
Scarto tutte le tristi alternative, mi dico che non è possibile che la presenza di gatti non sia sufficiente a risolvere la situazione, quei mangia pane a tradimento, tra l’altro ultimamente sono comparsi 2 randagi, uno che con il suo faccione e la sua forma fisica vagamente rettangolare mi ricorda tanto mio zio Riccardo, buon’anima, l’altro minuto e tigrato, potrebbe essere una femmina.
Se i due profughi oltre a scroccarmi cibo e far pipì in giro si mettessero a fare il loro lavoro, la squadra di disinfestazione passerebbe da sei a otto.
Il mattino dopo mi bardo come un astronauta, sposto le galline nella ex capanna delle pecore, pulisco bene il pollaio e lo disinfetto con la calce, esagerando nei punti più rosicchiati, sperando che il sapore della calce gli faccia almeno schifo.
Calata la sera, chiamo Bibo e Baby, i due cacciatori più efficienti, e li porto al pollaio.
Loro capiscono immediatamente e si mettono al lavoro.
Lascio che si guadagnino la pagnotta e vado nella capanna per far capire agli intrusi che neanche lì possono star tranquilli, apro la porta e mi metto a cantare a squarciagola, gli intrusi scappano, le galline si svegliano, i gatti capiscono che devono fare la ronda tra il pollaio e la capanna.
Andiamo avanti così per qualche sera, trovo ancora qualche traccia della loro presenza ma va molto meglio, soprattutto non rosicchiano più, è già qualcosa.
So però, che non posso mollare la guardia, ne ora né mai.
Foto di Manù e Andrea Ferrante
Vai a tutte le puntate qui