Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese
di Manù
Qui tutte le volte che si scatena un temporale sono danni.
La scena è sempre la stessa.
Il cielo sereno variabile si rannuvola di colpo, io corro a chiudere le galline e poi mi precipito in casa per staccare prese e contatore ma immancabilmente non faccio in tempo, un fulmine scarica con un gran frastuono vicino a casa, io impreco e poi faccio la stima dei danni.
Le vittime sicure sono sempre la linea telefonica e il cordless (10 bruciati negli ultimi due anni e mezzo), molto spesso la scheda della sbarra telecomandata, quasi sempre la scatola dell’antennna, talvolta la lavatrice.
L’ultima volta mi sono proprio spaventata e fortemente contrariata.
Ero entrata in casa da meno di un minuto quando un lampo è caduto in cortile, come una bomba.
Se fossi stata fuori probabilmente mi avrebbe colpita e per quanto morire fulminata mi si addica abbastanza, non rientra nei miei progetti per il mio futuro, non prossimo, perlomeno.
La contrarietà è sorta quando mi sono accorta che oltre il solito cordless, linea telefonica e scatola dell’antenna, si è bruciata anche la tv nuova.
Non la guardo quasi mai ma le sporadiche carrellate sui vari tg e programmi di attualità e intrattenimento mi davano la dimensione di come siamo messi (male), cosa su cui anche la pubblicità la dice lunga.
Con un cellulare che prende pochissimo, una connessione internet che rischia di tirare le cuoia da un momento all’altro, la tv morta, se non mi viene a trovare nessuno rischio di rimanere completamente isolata, il che a pensarci bene, non è poi così male.
Foto di Manù e Andrea Ferrante
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