Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese
di Manù
Il gatto Riccardo, detto anche Riccardino, è comparso una sera di marzo, furtivo e con l’aria arrabbiata, dovuta non tanto al fatto che fosse arrabbiato davvero ma al suo enorme testone con le orecchie all’ingiù.
-E questo da dove sbuca? mi sono chiesta.
Da allora le sue visite si sono fatte più frequenti fino a diventare quotidiane, mangiava e andava via, poi mangiava e si fermava un po’, poi mangiava e rimaneva.
Un giorno incontro i due nuovi residenti di due borgate più sotto ed essendomi giunta voce che anche loro sono amanti dei gatti iniziamo a chiacchierare e gli racconto di questo gatto mai visto prima che si è piazzato a casa mia.
Loro mi chiedono:
-È bruttino?
-Sí.
-Ha la testa grossa e le orecchie all’ingiù?
-Sí.
-Ma allora è Nuovo!
-Mah, mica tanto!
Mi spiegano che Nuovo è un gatto che per anni è andato a mangiare da loro, senza mai entrare in casa, l’hanno chiamato così (toh guarda quello è nuovo!) e quando si sono trasferiti l’hanno portato con sé, ma nel nuovo territorio un altro dei loro gatti non ha voluto saperne e lo ha cacciato.
Da tempo non lo vedono più.
-Non lo vedete più perché si è piazzato a casa mia.
Ci salutiamo ripromettendoci di rimanere in contatto per tenerci aggiornati sui movimenti del gatto Nuovo Riccardo.
Poi un giorno Riccardino arriva febbricitante e malfermo sulle gambe, e il giorno dopo peggio che mai, a quel punto lo porto da un veterinario.
Versamento polmonare dovuto a infezione, probabilmente non se la cava.
Lo riempiamo di antibiotici ma lui sta malissimo, smette di mangiare.
A quel punto chiamo i suoi vecchi proprietari, spiego la situazione e loro, prima uno e poi l’altro vengono a trovarlo, affranti e dispiaciuti e grati per quello che sto facendo per il loro gatto.
Decidiamo di tentare il tutto e per tutto e farlo ricoverare, mi metto d’accordo con la sua ex quasi-proprietaria, che il giorno dopo viene a prenderlo per portarlo in clinica.
Nel momento in cui con le lacrime agli occhi lo prende in braccio per metterlo nel trasportino, lo guarda e sbotta:
-Ma questo non è Nuovo!
-Come non è Nuovo?
-No, non è lui!
-Ma come, ieri lo avete visto in due!
-Gli assomiglia… Però lo porto lo stesso dal veterinario.
E parte con quello che si pensava fosse il suo gatto e che invece non è il suo gatto quindi a questo punto è il mio gatto!
Porca miseria.
Al ritorno dalla clinica mi chiama e mi dice:
-Non ci crederai, ma quando sono arrivata Nuovo era in cortile, dopo quattro mesi che non lo vediamo!
Quindi Riccardino è proprio Riccardino e quella che pensavo fosse la sua storia è invece la storia di un altro felino.
E io ho ufficialmente sette gatti.
Si, perché per ora ce l’ha fatta, una ripresa assolutamente miracolosa, anche a detta del veterinario, e io sono contenta perché gli voglio bene a quel testone, anche se non è proprio ancora fuori pericolo abbiamo buone speranze.
E fu così che il gatto Riccardino smise di essere un randagio combattente per diventare un gatto domestico che dorme sul letto.
Il mio, naturalmente.
Riccardino non solo è sopravvissuto, ma sta benone.
E la sua presenza causa non poco scompiglio nella popolazione felina residente.
Finché era nella parte del povero randagio che veniva a elemosinare un po’ di cibo lo tolleravano, ma poi è subentrata la malattia e durante la cura e la convalescenza Riccardino ha preso una decisione: al diavolo la vita libera e selvaggia!
Ormai la sua più grande ambizione è piazzarsi sul divano, se poi gli si fanno anche le coccole è tutto un far le fusa, uno strusciarsi, si spalma su un braccio o una gamba e non si muove più di lì.
Seduta sul divano con Riccardino alla mia destra e Ginetto a sinistra, li osservo e giungo alla conclusione che si odiano, vorrebbero tanto picchiarsi ma non lo fanno, Riccardino perché sa che se le prenderebbe da me e Ginetto perché sa che se le prenderebbe da Riccardino.
Linda gira per casa brontolando e soffiando, guardandomi di traverso e cercando di prendere a schiaffi Riccardino quando lo incrocia.
Baby si aggira circospetta per casa e quando lo vede corre a rifugiarsi dal vicino mentre Bibo, che dal vicino ormai ci sta tutto il tempo, torna a piazzarsi sul divano, con l’aria di dire questo posto è mio e non mi schiodo.
La Lindo scorrazza più del solito, con le orecchie tirate indietro, e se possibile sta via di casa ancora più a lungo.
Ce l’hanno con me. La domanda che leggo sul muso di tutti è: che cavolo ci fa quello in casa?!
Qualche giorno fa è arrivato in cortile un gatto nero mai visto.
Siamo partiti tutti di corsa, Riccardino compreso, per cacciarlo via, urlando ognuno nella sua lingua:
-Eh, però, adesso basta!
Il micio non ha avuto altra scelta che darsela a gambe.
Poveretto, così carino…
Foto di Manù e Andrea Ferrante
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