Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese
di Manù
Grandi conflitti interiori che durano ormai da un anno, per Gianna, la mia gallina disabile.
Non bastavano i suoi grandi problemi di deambulazione, dovuti probabilmente a una zampa rotta e saldata male.
Ha iniziato anche a perdere le piume. Le starà cambiando, ho pensato.
Ma ne aveva sempre meno e non c’era traccia di quelle nuove.
Una gallina semi paralitica e nuda.
Quasi completamente, fatta eccezione per la testa e le ali.
Ho passato la bella stagione a spostarla dal sole all’ombra e viceversa, metterle l’argento colloidale spray per le piccole escoriazioni che si procurava, fare attenzione che nei punti dove la piazzavo non ci fossero ortiche e piante spinose e sperare di trovarla morta un mattino, per porre fine alle sue sofferenze e alle mie.
Sensi di colpa per tenerla in vita in quello stato e non avere assolutamente il coraggio di abbatterla.
Ma poi guardandola becchettare le erbette nel prato e spaparanzarsi su un fianco al sole, mi viene il dubbio che forse non sta così male e che sbaglio a proiettare le mie ansie su una gallina, che chissà cosa pensa della sua condizione. Ma poi, pensa?
Proprio non lo so.
Ogni volta che arriva il vicino del fine settimana che ha sempre svolto, all’occorrenza, la funzione di boia per l’altro vicino, quello cieco, penso: adesso basta poveretta, una botta in testa ed è tutto finito.
Poi vado a trovarla, lei mi fa co-co-co, mangia un po’ e beve dalla ciotola che le porgo e allora penso: la prossima volta, va’!
Mi sono data come scadenza l’arrivo della stagione fredda, una gallina nuda non può affrontare l’inverno in un gelido pollaio.
Ma poi mi son ritrovata a pensare.
La porto in casa.
NO.
Le faccio un cappottino. E subito mi sono immaginata un bel paltò tutto incrostato di cacca di gallina.
No.
Le compro uno scaldasonno. Stesso problema.
No.
Un igloo di paglia – da cui però non sarà in grado di uscire, dal momento che Cinzia e Wanda ci salteranno sopra seppellendola.
No.
Porca miseria, mi tocca proprio farla giustiziare.
Mi son quasi decisa.
Ma continuo a rimandare.
Nel frattempo ho notato che tutte la volte che Cinzia e Wanda si avvicinano a Gianna lei si irrigidisce e drizza le poche piume rimaste in testa. Sintomo di paura.
Sta a vedere che…
In mia presenza non ho mai visto Cinzia e Wanda beccarla, ma provo a dividerle, se ha paura un motivo ci sarà
La sera metto le due nella ex capanna delle pecore e Gianna da sola nel pollaio.Di giorno la lascio nel recinto e le altre fuori.
Nel giro di una settimana noto che sulla schiena di Gianna compaiono dei piccoli punti bianchi.
Le stanno ricrescendo le piume!
Erano quelle due stronze che la spiumavano!
Vedere la schiena di Gianna che lentamente si ricopre mi da una gran gioia, ma si pone un altro problema.
Le galline odiano stare da sole.
Mini appartamento separato nella capanna.
La bobina di seicento metri di tubo, acquistato quando siamo rimasti senza acqua, riempita di paglia e chiusa da una rete antigrandine le dà sufficiente spazio, un giaciglio caldo e morbido e la possibilità di convivere con le altre due senza che possano infastidirla. Gianna sembra aver capito e apprezzare la sua nuova sistemazione.
Quando fa brutto tempo la lascio lì, quando fa bello la metto di giorno in un recinto erboso tutto suo.
Gianna ha di nuovo le piume e un monolocale tutto suo, una gamba sola ma, mi pare, nessuna voglia di morire.
Fine del mio dilemma.
Per il momento.
Mettersi nei panni di una gallina è una delle cose più difficili che ci siano.
Foto di Manù e Andrea Ferrante
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