Cronache di una cittadina trapiantata su un selvaggio bricco del cuneese
di Manù
Nove la volpe per me è ormai parte del gruppo di quadrupedi di cui mi prendo cura e di cui mi sento responsabile.
Portarle qualcosa da mangiare rientra nella routine delle cose che faccio la sera prima di andare a dormire e se talvolta aspettarla mi pesa un po’, il piacere di vederla compensa ampiamente la fatica.
Devo dire che la sua puntualità è quasi svizzera, capita più spesso che sia io a tardare, e in quel caso lei è lì che mi aspetta, talvolta sul balcone, e controlla se per caso ci sia qualcosa di interessante, (recentemente mi ha rubato la spazzola dei gatti…), di solito seduta composta dietro la siepe di salvia.
E, meraviglia delle meraviglie, quando mi vede mi viene incontro!
E io mi sciolgo.
Si avvicina tanto da poterla toccare, cosa che non faccio per rispetto, e sono sicura che prenderebbe anche il cibo dalle mie mani, altra cosa che non faccio perché visto la foga con cui addenta il cibo, a enormi bocconi, temo che possa involontariamente portarsi via un mio dito.
Quando la vedo le chiedo: Ma vai ancora a caccia di conigli o ti ho rovinata per sempre?
Lei aspettando che svuoti il contenitore delle prelibatezze, mi guarda e si lecca i baffi, meravigliosa creatura che non è altro.
Nel caso le abbia portato via per sempre un pezzo della sua natura selvatica, fin che son qui non deve preoccuparsi.
Ultimamente non mangia tutto, una parte se la porta via, avrà famiglia?
E se sì, quando me la porterà a cena?