della Misantropa
C’è poco da scherzare quando l’umorismo è uno stile di vita, diciamo pure una filosofia – oltreché ovviamente un’arte, un’arte da ridere di quelle che nell’era digitale conflittuale non ti danno da vivere. La vita dell’artista satirica è dura, lo sa bene la protagonista dell’ultimo capitolo del libro di Pat Carra, la bracciante del fumetto, una freelance squattrinata armata solo di humor e matita e passibile di arresto per flagrante delitto di satira.
Se alla fine del Settecento Francisco de Goya y Lucientes ci avvisava che il sonno della ragione produce mostri, oggi che tutti abbiamo mostruosamente ragione e siamo pronti a fare la guerra per dimostrarlo, la bracciante del fumetto parafrasando Goya ci mette in guardia contro il sonno dell’umorismo, quel corto circuito di senso in grado di disinnescare le bombe e far esplodere le risate.
Ridere dei mostri che ci fanno paura, dentro e fuori di noi, forse non li elimina ma certo li ridimensiona e simbolicamente li manda a gambe all’aria – è pratica politica, poesia sonora, terapia, trasformazione, resistenza e perfino, come dice il buddismo zen, illuminazione.
Sarà per questo che oggi ridere è pericoloso, si rischiano querele disoccupazione insolvenza e ostracismo delle ex amiche.
Ma impervie al pericolo le personagge di Pat, nei cinque capitoli che compongono La bracciante digitale e altre storie (Futura Ed. 2024), portano avanti la lotta su vari fronti, dal lavoro digitale a quello domestico, dalla depredata sanità pubblica alla militanza floreale contro l’arroganza guerresca.
Tema principale e filo conduttore è il lavoro, come già nei precedenti La Bella Addormentata fa il turno di notte (2006) e Annunci di lavoro (2010), e tutto quello che dalla sua presenza o mancanza, valutazione o svalutazione consegue: povertà e ricchezza, sfruttamento, conquista e guerra.
Con il tratto che le sue lettrici conoscono bene, matita morbida come un passo di danza e battuta fulminante come una freccia di Robin Hood, Pat Carra ci parla di lavoratrici precarie sottopagate o disoccupate, dei tirocini gratuiti, delle illusioni delle neolaureate e di come eravamo ricche quando ci davano la paghetta.
La personaggia che dà il titolo alla raccolta è la bracciante digitale, ispirata da e pensata con Loretta Borrelli, maga dell’informatica e scienziata massima di quegli esoterici saperi che hanno consentito alla rivista Aspirina e poi a Erbacce di diffondersi e fiorire nel world wide web. Nativa di Cerignola, come il sindacalista dei braccianti agricoli Giuseppe di Vittorio, la nostra bracciante si interroga sul lavoro digitale, che non è per niente immateriale bensì realissimo, fatto di impegno, fatica, mal di testa e amore per la terra virtuale del web, e richiama tutte le braccianti del mondo all’unità e alla lotta contro lo schiavismo tecnologico e i latifondisti della rete.
E come non leggere il dialogo tra bombe e margherite come il confronto/scontro tra le due istanze che perennemente si affrontano e convivono, e non solo nel vasto mondo ma anche dentro di noi? guerra e pace, violenza e cura si fronteggiano, e l’arrogante sicurezza della bomba viene costantemente messa in crisi dall’ironica saggezza della margherita. È già tutto qui il cuore di un sentire collettivo che spira tra le Erbacce e le avvicina a tutte quelle e quelli che portano nella sopravvivenza l’arte del trasformare e ricucire, come la vignettista palestinese Safaa Odah che disegna sulla sua tenda sotto le bombe.
Certo oggi ci vuole coraggio per credere nella pace nella cura e nell’umorismo, anzi il coraggio non basta più, occorre una fede a prova di brutte notizie e di censura e di neri nuvoloni politici. Ed è forse per questo che la personaggia fumettista (sarà autobiografica?) di tanto in tanto rivolge le sue preghiere a una dea sconosciuta, chiedendole la forza di credere nelle donne, anche in quelle che conosce.
* La bracciante digitale e altre storie sul sito di Futura Editrice qui
** Roma | Libreria Tuba, 17 dicembre alle ore 19 | Incontro sul libro con Pat Carra, Barbara Leda Kenny, Laura Marzi, Viola Lo Moro