di Laura Marzi
Illustrazione di Marilena Nardi
Non ci sono dati certi sulla sua diffusione in Europa occidentale, ma di recente la nostra esploratrice in incognito, Junko Tabei, si è imbattuta in un esemplare di questa specie maschile, tanto fastidiosa quanto purtroppo innocua: l’uomo zanzara. Si tratta di un animale che dopo aver infastidito la sua vittima per mesi, spesso anni, non riesce mai ad arrivare al punto. Punge di qua, punge di là, ma insomma non avrebbe mai potuto ispirare la canzone di Raffaella Carrà, buonanima, “come è bello…”
Junko, lei è una esploratrice ormai di esperienza, può dirci qualcosa di più sull’uomo zanzara?
Posso dire prima di tutto di avere fallito. Nonostante i lunghi anni di esperienza, io non ho riconosciuto l’uomo zanzara al primo avvistamento, anzi.
Cosa è successo, ci dica.
Ero in viaggio, come sempre, quando sono stata raggiunta tramite whatsapp da quello che solo in seguito avrei riconosciuto come l’uomo zanzara. A mia discolpa posso dire che mi sono fatta ingannare dal suo aspetto: l’uomo zanzara, infatti, a differenza di quello che si potrebbe dedurre dal suo nome, non è snello e piccolo. È solitamente alto, prestante, dotato.
Cosa scrive l’uomo zanzara nei suoi whatsapp?
Non scrive solo, fa anche video. Comunque, in queste comunicazioni ripetute mi invitava a vederci, a passare del tempo insieme.
E lei ha ceduto?
Da buona esploratrice io non cedo quasi mai, ma in quel quasi si è infilato l’uomo zanzara. Anche noi viaggiatrici solitarie abbiamo bisogno di una giornata al mare, di stare nude nelle lenzuola chiare insieme a un amante. E io, lo ripeto, macchiandomi di grave inesperienza, ho desiderato realizzare questo conforto proprio col maledetto uomo zanzara.
Come agisce l’uomo zanzara?
Beh, dopo il ronzio dei messaggi whatsapp, si fa vedere per degli appuntamenti che non durano più di mezz’ora. Non si tratta mai di momenti divertenti, istruttivi o emozionanti: per lo più parla lui, lamentandosi.
Ma come si fa a desiderare un uomo così?
Non dobbiamo dimenticare le caratteristiche fisiche, su cui lui fonda tutto il suo ritmo biologico: l’uomo zanzara è l’equivalente maschile della velina. È un velone.
Lei, Junko Tabei, si è fatta ingannare quindi dal suo aspetto.
Sì, l’uomo zanzara mi ha messo di fronte alla mia debolezza: si parla sempre di quanto gli uomini non ragionino di fronte a seni abbondanti, capelli folti e gambe lunghe. A me è successo con le spalle dell’uomo zanzara e con la certezza che dietro tutte quelle chiacchiere ci fosse un pene da conoscere.
Junko, ma…?
Lei crede che sia facile la vita dell’esploratrice? Affrontare il territorio, indagarlo, cercare nel frattempo sempre nuovi luoghi di riparo, badare ogni giorno alla propria sopravvivenza. Crede che noi esploratrici abbiamo il tempo di avere storie d’amore, storie di sesso, storie di matrimonio? No, non ce lo abbiamo. E allora sì, di fronte alla possibilità di qualche ora in compagnia di un corpo greco e di un pene watusso, può succedere che anche un’esploratrice ceda. Purtroppo quel corpo e quel pene appartenevano al maledetto esemplare di uomo zanzara.
Come è andata quindi?
Dopo i brevi appuntamenti lagnosi, l’uomo zanzara propone sempre incontri più lunghi in cui finalmente dovrebbe realizzarsi l’esperienza del piacere: non solo sesso, anche delle chiacchiere divertenti, delle cene, poi certo baci… Che non accadono. Questo genere di promesse possono ripetersi per anni senza mai avverarsi. Devo anche dire che è stato proprio grazie a questo comportamento standard che ho potuto riconoscere questo esemplare di uomo zanzara.
Junko Tabei, che cosa ha fatto quando ha capito?
Non è stato facile. Lo stavo aspettando, pregustavo una serata di abbracci, ma col passare delle ore a scaldarmi il corpo erano state solo le bevande alcoliche assunte nell’habitat dell’uomo zanzara.
Quindi si è ubriacata e si è addormentata?
Magari. No, ho raggiunto l’uomo zanzara dove sapevo stava depositando le sue uova. Ho espresso pensieri confusi dall’alcol per cercare di liberarmene, ma non ho calcolato che eravamo nel suo territorio e lui aveva bisogno di farmi le sue punturine.
Come colpisce esattamente l’uomo zanzara?
Fa queste performance sessuali di circa dieci minuti, in cui dimostra incapacità: l’uomo zanzara non conosce l’esistenza della clitoride, del ritmo e non sa che il sesso si fa sull’onda. Come il risotto del resto. Ha problemi di eiaculazione precoce o forse non riesce a eiaculare, questo resta un mistero anche per me. Di certo, quando è soddisfatto del sangue caldo succhiato alla sua vittima, si alza e vola via.
Oddio, è terribile.
No, sembra terribile, nelle ore successive l’incontro tra lo stordimento alcolico, l’insoddisfazione fisica e la rabbia di essersi fatte sdraiare dall’uomo zanzara, si patisce. Poi, interviene la consapevolezza che era solo una zanzara. Punge, prude ma nel giro di qualche ora, passa. È questa la conseguenza peggiore dell’uomo zanzara: è innocuo. Non lascia ricordi felici, desideri da rivivere, ma solo quella voglia di schiacciarlo che tutte e tutti conosciamo, quando di notte la zanzara ronza e ronza e noi vogliamo solo che scompaia.