di Loredana Lipperini
Robinson/la Repubblica | 17 marzo 2019
Probabilmente molti sanno che disegnare un cerchio grande con due più piccoli in alto può costituire violazione del copyright Disney. Forse non è altrettanto nota la lunga causa che oppose dan O’Neill alla Disney stessa per le parodie underground di Topolino (che continuarono a essere disegnate durante l’iter legale, perché, disse O’Neill “fare qualcosa di stupido una volta è stupido e basta. fare qualcosa di stupido due volte è filosofia”).
Se non ci fosse Twitter, però, sarebbe stato difficile sapere quel che la Bayer ha fatto a un gruppo di autrici e disegnatrici che da trent’anni diffondevano in rete una rivista di umorismo,fumetti, racconti, satira. La rivista si chiamava Aspirina e per quello deve chiudere. Passo indietro: Aspirina la rivista nasce nel 1987, radunando artiste da tutto il mondo: il nome viene dalla scrittrice Bibi Tomasi, “che soffriva di dolori cervicali da macchina da scrivere”,
Nel 1995 la Libreria delle donne di Milano, editrice della rivista, registra il marchio Aspirina per l’editoria. Il progetto va benone, ha un grande rilancio online nel 2013 e nel 2017 il colosso farmaceutico Bayer invia una diffida: il nome è di loro proprietà ela rivista crea confusione nella clientela. Seguono mesi di contrattazioni e infine le redattrici, per non rischiare cause che le avrebbero schiacciate, rinunciano volontariamente. Brutta storia, vero? Comunque la rivista non muore: fra un mese tutto l’archivio sarà disponibile suerbaccelarivista.org. Poi, però, la storia della confusione tra una rivista e un antinfiammatorio qualcuno dovrebbe spiegarcela.