di Francesca Maffioli e Laura Marzi
Illustrazione di Isia Osuchowska
Sono solo canzonette
Mia Protagora,
e se parlassimo ancora d’amore?
Stavolta sarò io a chiederti del nostro motore immobile, nella sua declinazione più desiderosa, più desiderante.
Cominciamo: quando si desidera, accade di desiderare l’Altro per gioirsi di lei o di lui, ma accade anche di lasciarsi desiderare, di scegliere di desiderare per essere desiderati, o per (per)seguire un altro desiderio. Si desidera per innumerevoli motivi, ma anche per nessuno in particolare: si desidera anche per il desiderio stesso di desiderare.
Mia cara sofistica, dove porta tutto questo desiderare? E noi, dove lo portiamo, fino a dove?
E in tutto questo desiderare quale posto si lascia all’Altro? Gli si lascia un posto?
Oppure si tratta di lasciare all’Altro la libertà di posizionarsi dove preferisce, accanto sopra sotto, oltre noi? Nello spazio della gelosia retroattiva, in quello del sogno di un poi futuribile o nel presente dell’attesa?
Dimmi or dunque: in tutto questo cogitare… dove se ne va il desiderio?
Gorgia mia,
attualmente il mio desiderio se ne va a cercare un giaciglio fiorito dove poter sonnecchiare, fuggendo così alle tue domande argute. Poi il desiderio di risponderti torna a farmi strofinare il mento, con fare pensoso, perché sempre sai pungolare la mia curiosità.
Certo, esiste un oggetto del desiderio che si pone sopra, sotto o accanto, come ben dici, che sa scomparire e mutare di foggia, pur mantenendo lo stesso nome, anche. Poi, campeggia il soggetto del desiderio che spesso si vuole sempre consapevole e volitiva. E nel mezzo, credo, una certa realtà dei fatti: l’Assoggettata del desiderio. Metà oggetto e metà soggetto, l’Assoggettata del desiderio sceglie di desiderare, sì, ma vuole un tipo di lavoro, un’amante o un destino le cui caratteristiche derivano dalla sua personalità o da talenti, su cui l’Assoggettata del desiderio non ha tutto il controllo. Dipendono dal tempo, che ti ha fatto considerare il tuo lavoro buono e degno di essere perseguito stabilmente; derivano dal caso, che può farti incontrare un’Antonia o un Marco Antonio, ad un rito, nell’agorà, su una strada, da cui non potrai tornare indietro.
Allora, il desiderio non è solo atto di volontà: esso stesso dipende! Dal grado di consapevolezza, dalla tipa umana, dalla moira… Dipende.
A dimostrazione dell’alto valore di questo mio elucubrare, Gorgia mia, sappi che quello che senza tema di smentita sarà un nostro illustrissimo successore, l’ispanico Jarabe de Palo, comporrà un assioma coerente con queste mie altissime speculazioni. Gli aruspici mi permettono di dartene un saggio qui, ora: “ Depende, todo depende…”