Referendum in Uruguay

La democrazia diretta contro il regime dei partiti

di Gaby Weber

 

L’Uruguay è considerato la “Svizzera d’America” non solo per le sue banche, ma soprattutto per la sua democrazia diretta, i referendum. Di contro, la democrazia rappresentativa è sinonimo di corruzione e lobby. La corruzione è rara, il sistema giudiziario funziona abbastanza bene e le norme di una società civile sono generalmente rispettate. Chiunque viaggi dall’Argentina è convinto di trovarsi in un’isola di tolleranza e consenso. Qui i populisti non vengono ascoltati.
Ma per quanto tempo? I cittadini uruguaiani si stanno rendendo conto che gli strumenti della loro democrazia diretta sono diventati inefficaci. Anche a Montevideo i politici, una volta eletti, si preoccupano poco della volontà del popolo e permettono ad altri soggetti di dettare le loro politiche. Persino i partiti di sinistra – un tempo roccaforte della ribellione e dei valori collettivi – stanno al gioco delle privatizzazioni e semplicemente ignorano i risultati dei referendum. I sindacati e i gruppi ambientalisti si trovano da soli nel deserto.
Nel 2023 è stato necessario dichiarare l’emergenza idrica perché i serbatoi erano vuoti. Ufficialmente, il motivo era la siccità  e il cambiamento climatico. Il fatto che i proprietari delle dighe private avessero destinato altrove la preziosa acqua, a uso redditizio, è stato raramente riportato nei media. Ma tutti ricordavano che non solo la stragrande maggioranza aveva votato contro la privatizzazione dell’acquedotto statale al referendum del 1992, ma che dopo il referendum del 2004, il diritto umano all’acqua potabile è stato persino inserito nella Costituzione.

Nel 1992 era stata approvata la “Legge sulle imprese pubbliche”, che prevedeva la privatizzazione del fondo pensionistico statale BPS (Banco de Previsiòn Social) e dell’acquedotto. Ma gli elettori non riuscirono a convincersi che gli operatori privati potessero gestire la fornitura in modo più efficiente e quasi l’80% votò contro questa legge in un referendum.
La questione avrebbe dovuto essere chiusa. La sovranità popolare aveva parlato. Ma il governo ha scavalcato la legge e quattro anni dopo ha introdotto le assicurazioni private sulla vita, le AFAP. Nel dicembre 2023 è entrata in vigore un’altra legge che rende queste assicurazioni private obbligatorie per tutti i nuovi ingressi nel mercato del lavoro. I sindacati vogliono annullarla con un plebiscito, ma l’alleanza elettorale di sinistra Frente Amplio non li appoggia. Sono stati presi accordi dietro le quinte.

Nell’ottobre 2024, insieme alle elezioni nazionali, si voterà su cinque questioni: la prima è il progetto sindacale per l’annullamento degli AFAP. Il seondo plebiscito dovrebbe obbligare il governo a rendere pubblici i contratti con le aziende e a vietare i tribunali arbitrali stranieri come l’ICSID. I partiti di destra vogliono referendum per vietare i tassi d’interesse usurari e l’elezione del Procuratore Generale, e uno per autorizzare la polizia a fare incursioni e perquisizioni notturne nelle case private, azioni vietate dalla attuale costituzione. Non è ancora chiaro se per i cinque referendum saranno raccolte le firme necessarie.

 Video di Gaby in spagnolo

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