di Margherita Giacobino
Foto da Leggendaria
Agostina con una volontaria del rifugio Ippoasi
Un tempo i santuari erano luoghi sicuri in cui la popolazione poteva trovare salvezza nel mezzo delle guerre. O perlomeno sperarlo. Oggi, chiese moschee e sinagoghe sono spessissimo bersaglio di guerra o terrorismo, come del resto ospedali e scuole. Rifugi destinati a custodire la vita sono diventati insicuri come gli altri, forse anche di più. Non sembrano più esistere luoghi della salvezza, dove si rispetta la sacralità della vita. Né per gli umani né per gli animali.
Lo dimostra quello che è successo nel settembre scorso nel santuario animale di Sairano, dove la polizia in tenuta antisommossa ha fatto irruzione per uccidere i nove maiali ospiti, accusati a torto di essere portatori di peste suina.
I santuari per gli animali, spiega – nella bella intervista raccolta da Federica Fabbiani su Leggendaria n. 165 – Sara D’Angelo, portavoce della Rete dei Santuari e presidente dell’Associazione Vitadacani, sono rifugi dove vengono accolti animali cosiddetti da reddito, destinati alla morte. In altre parole, gli unici luoghi di sopravvivenza per animali salvati da quella incessante guerra che infuria contro di loro nel mondo esterno.
Le volontarie e i volontari dei santuari, dice ancora D’Angelo, sperimentano in qualche modo un mondo alla rovescia, dove la vita degli animali non è monetizzata ma è il valore fondamentale, e sono gli umani a lavorare per loro e assumersi il costo di mantenerli e curarli. Ovviamente la legge e la burocrazia fanno ostacolo, e nell’incursione del settembre scorso la violenza di stato si è scatenata violando un santuario.
Chi sono le persone che si dedicano a salvare le bestie da macello e i randagi? gente che si ritiene non tanto diversa da questi animali condannati o rifiutati, che crede nella loro e propria dignità, nella gentilezza e nella pacifica rivolta contro le leggi che condannano a morte e sofferenza gli animali.
Che ci sia una comunanza di fondo tra le persecuzioni e le violenze inflitte ai popoli marginalizzati e conquistati di tutto il mondo, tanto umani quanto animali, oggi sta entrando nella coscienza collettiva, ma c’era chi lo sapeva già da tempo e l’aveva scritto. Non sorprende trovare tra le scrittrici che hanno celebrato la dignità di ogni forma di vita Anna Maria Ortese, che nei suoi libri ha creato protagonisti come l’Iguana e il cardillo e che definisce gli animali “piccole persone”; ma è, almeno per me, più sorprendente scoprire che una lucida mente politica come quella di Rosa Luxemburg rivela negli scritti intimi di “sentirsi più a suo agio in un giardinetto o in un campo, in mezzo all’erba e ai calabroni, piuttosto che in un congresso di partito.” Luxemburg non solo si commuove per le sofferenze di un bufalo frustato e lo chiama fratello, ma, anticipando i discorsi femministi che collegano tra loro le diverse oppressioni operate dal sistema di potere dell’uomo – maschio, bianco, eterosessuale – paragona la scomparsa degli uccelli canori in Germania a causa delle coltivazioni che distruggono il loro ambiente nei primi decenni del Novecento, all'”estinzione silenziosa e crudele” dei nativi americani a opera degli invasori europei.
Tante dotte riflessioni per le teoriche, nel numero di Leggendaria* curato e introdotto da Giuliana Misserville, e per le incoercibili divoratrici di storie come me, tanti spunti di lettura, dagli esilaranti romanzi di Arto Paasilinna, L’anno della lepre e Il miglior amico dell’orso, ai Racconti Bestiali di Patricia Highsmith in cui gli animali si vendicano vittoriosamente degli umani sciocchi e crudeli, da Virginia Woolf a Gerald Durrell fino al al recentissimo e raccapricciante Cadavere Squisito di Agustina Bazterrica che farà impallidire anche il più inveterato dei carnivori.
Nella cittadina ligure dove passo l’estate, sul lungomare accanto ai pensionati con deambulatore e a persone in sedia a rotelle, c’è un passeggio continuo di cani di tutte le taglie e razze. Barboncine ben pettinate che inalberano inconsapevoli i loro fiocchetti rosa, cuccioli scatenati, vecchi bastardini grassottelli un po’ stanchi; e, ormai da qualche anno, anche cani che trotterellano come niente fosse trascinando le zampe di dietro con un carrellino.
Anche questi sono santuari: luoghi, pensieri, comportamenti e forme mentali che restituiscono a corpi prima condannati il diritto e il piacere di vivere, muoversi, incontrare, vedere ed essere visti.
Speriamo che su di essi non si abbattano mai le bombe delle guerre, della povertà e dell’inciviltà.
Speriamo che tutti quelli che lottano per la dignità e la salvezza di tutti gli animali, umani compresi, non si arrendano mai.
*Vai a Leggendaria/Rivoluzione antispecista (n.165 aprile-maggio 2024) qui