di Gaby Weber
Il primo sciopero generale della Confederazione Generale del Lavoro CGT si è concluso intorno alle 16.00 di mercoledì 24 gennaio. Secondo gli organizzatori i manifestanti erano 600mila, secondo il governo 40mila, io ne stimo circa 150mila, quasi tutti militanti.
L’obiettivo era quello di impedire l’adozione del “decreto di emergenza” e di un pacchetto legislativo da parte del nuovo presidente ultra-neoliberale Javier Milei. Parti di questo pacchetto, in una versione più moderata, saranno discusse in parlamento martedì 30. Le manifestazioni si sono svolte in tutto il Paese, ma la più importante è stata, come sempre, nella capitale.
Mai prima d’ora i sindacati avevano reagito così rapidamente a una nuova compagine alla Casa Rosada; Milei e soci si sono insediati soltanto il 10 dicembre scorso e, all’insegna del motto “tutto o niente”, hanno messo in atto la loro volontà di cambiare l’intero modello economico, o tentare di farlo. Il nuovo pacchetto legislativo prevede privatizzazioni, de-regolamentazione, restrizioni dei diritti sindacali e un massiccio riarmo delle forze di polizia.
A Buenos Aires sembrava che fosse domenica, i negozi erano quasi tutti chiusi, tranne i supermercati. La folla è arrivata a partire da mezzogiorno. La ministra della Sicurezza Patricia Bullrich (che, secondo Milei, è stata guerrigliera e ha piazzato bombe negli anni ’70) ha trasformato la situazione in una lotta di potere. Vuole portare avanti a tutti i costi la sua strategia anti-piquetero, secondo la quale le manifestazioni possono svolgersi solo sui marciapiedi e il traffico non può più essere ostacolato. I piqueteros sono i dimostranti dei quartieri poveri che bloccano le strade per chiedere una miglior politica sociale. Ora la loro protesta deve finire. Bullrich ha fatto transennare dalla polizia i ponti che collegano il sobborgo di Avellaneda con la capitale e perquisire gli autobus. Un giudice le aveva vietato di fotografare la manifestazione perché aveva annunciato che avrebbe preso provvedimenti contro i dipendenti pubblici e gli impiegati statali, tagliando come minimo i loro salari. Lo stesso sarebbe accaduto ai beneficiari del welfare che avessero partecipato alle proteste.
La strategia di Bullrich non poteva funzionare, vista la folla che si era riversata. Quasi tutti i sindacati avevano convocato alla manifestazione e si erano presentati anche i politici peronisti della provincia di Buenos Aires. I manifestanti hanno marciato lungo l’ampia Avenida de Mayo verso il Congresso, dove si è svolto il comizio finale. Come sempre accade in occasione di questi grandi eventi, il centro della città era nel caos. Anche le strade laterali non erano più percorribili dalle auto.
I comuni cittadini sono rimasti in gran parte lontani dalle proteste. Aspettano di vedere il risultato dei negoziati al Congresso e al Senato nei prossimi giorni. Molti sono consapevoli – e questo spiega la netta vittoria elettorale di Milei – che ci devono essere delle riforme; l’inflazione ha recentemente raggiunto il 150%. Erano stati promessi cambiamenti in meglio, ma ciò che il nuovo governo ha presentato porterà tagli profondi ai loro portafogli: tariffe radicalmente maggiorate per l’elettricità, il gas e il trasporto pubblico (dal momento che i sussidi sono stati cancellati), contributi più costosi per l’assicurazione sanitaria e le compagnie assicurative (niente più controllo dei prezzi), e affitti più alti. E tutto questo inizierà già a febbraio. Anche i pensionati devono aspettarsi gravi tagli ai loro già miseri redditi: nel complesso, la situazione è destinata a precipitare. L’inflazione è salita di nuovo alle stelle nelle poche settimane di governo di Milei, che ha annunciato che continuerà così fino alla fine dell’anno.
Questo non sarà certo l’ultimo sciopero generale.