di Isia Osuchowska
Tra il 2021 e il 2022, Isia ha fatto volontariato nella Comunità di Sant’Egidio della sua città, Varsavia. Faceva parte dei gruppi che di notte distribuiscono gli aiuti alimentari a chi è senza dimora e vive in strada, nei pressi della stazione ferroviaria, in baracche, case abbandonate, parchi.
Isia ha disegnato quello che vedeva, aggiungendo lapidarie calligrafie con i commenti di gente comune o di esponenti politici, come quello sulla “guerra ibrida”. Il governo polacco ha dato questo nome ai respingimenti al confine con la Bielorussia, per frenare i flussi di migranti che a suo avviso sono provocati da una campagna di “attacchi ibridi” bielorussi e russi, volta a destabilizzare l’Occidente. Il confine, che si snoda per circa 400 chilometri, è chiuso per quasi la metà (186 km) da un muro di acciaio alto cinque metri e sormontato da filo spinato.
Una concittadina di Isia, la regista polacca Agnieszka Holland, racconta la rotta dei rifugiati dalla Siria e dall’Africa nel film Green Border, premiato alla Mostra del cinema di Venezia nel 2023. (Nota della Redazione)
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Il “naturale” desiderio di mantenere i propri previlegi.
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Perché di fronte alla guerra ibrida mettiamo l’interesse nazionale al di sopra della compassione per i nostri simili.
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Indirizzo n.1
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La gente dice che “alcuni senzatetto adorano stare per strada”.
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Indirizzo n.3