Studio comparato su femminicidio e altri reati (Firmato: la Laureanda dei Luoghi Comuni)
della Misantropa
Illustrazione di Teresa Sdralevich
Il principio per cui il femminicidio rappresenta un’aggravante rispetto al semplice omicidio appare lo stesso dell’aggravante per furto di biciclette incustodite o di merce nei supermercati: in entrambi i casi si tratta di tutelare con pene più severe la merce esposta alla pubblica fede, ovvero “quella particolare condizione in cui si trovano le cose, che non sottoposte a custodia diretta, hanno la loro tutela nel sentimento collettivo di onestà e di rispetto della proprietà altrui, ma per ciò stesso corrono maggiori pericoli”.
Questo dunque il pensiero del legislatore: benché la tentazione di accoppare una femmina sia soverchiante, e la sua realizzazione relativamente facile (ostacolata soltanto dal sentimento collettivo di onestà e rispetto, una bazzecola), bisogna astenersene.
Che fare quindi per prevenire il reato senza impedire la libera circolazione di donne e biciclette? Aumentare la sorveglianza, come nei supermercati? Si avanza l’ipotesi di controlli notturni da parte di agenzie di sicurezza nelle case private in cui risiedono coppie eterosessuali anche insospettabili (ovvero tutte, come dimostrano le dichiarazioni post-accaduto).
La spesa sarebbe sostenuta dai soggetti maggiormente interessati alle merci in questione (multinazionali della moda, grandi catene, venditori di diete e chirurghi plastici).
Una seconda possibilità è quella di apporre microsistemi di allarme sul lobo di ogni donna, in grado di allertare il più vicino posto di polizia prima della ventesima coltellata. A eventuali obiezioni sulla scarsa efficacia preventiva di tale misura, si fa presente che una percentuale di taccheggio (e di femminicidio) è da ritenersi fisiologica. In quanto alle biciclette, si veda il film di De Sica (1948) che testimonia come questo sia un simpatico fenomeno italiano.
P.S. In ogni caso, il parere della merce appare irrilevante.
da Aspirina la rivista 2014