di Safaa Odah
Dal 7 maggio 2024 vivo a Khan Yunis, nel campo di Ain Jalut, in una tenda con mia sorella e con i miei fratelli accanto a noi. Quando la carta finisce, disegno sulla tenda.
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Il 5 agosto ho saputo che la nostra casa a Gaza è stata completamente distrutta: questa notizia mi ha fatto male, molto male. Una casa non è solo un luogo in cui viviamo, è la nostra terra. Ogni volta che ricordo la mia casa, ricordo i sacrifici di mio padre e mia madre in oltre 40 anni di esilio per creare una semplice casa. È arrivato il giorno in cui quei ricordi sono stati distrutti, dispersi e forse sepolti. La mia storia non è diversa da quella di qualsiasi altra persona ferita e colpita. Quello di cui mi rendo conto ora è che ci muoviamo in un labirinto di ingiustizia che non ha limiti.
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L’esodo continua.