della Misantropa
Illustrazione di Pat Carra
Dopo lunghe ricerche siamo riuscite finalmente a metterci in contatto (grazie a una Biscia communis residente nella Repubblica Popolare Cinese che desidera mantenere l’anonimato) con la famiglia del protagonista del momento, il Coronavirus. Purtroppo il sig. Corona non è in casa, essendo attualmente impegnatissimo nei rapporti internazionali, e quindi abbiamo parlato con sua cugina, la signora Tiaravirus.
Misantropa: Signora Tiaravirus, ci parli del suo celebre cugino: quali importanti impegni lo tengono occupato, dove si trova in questo momento?
Tiaravirus: Ieri era in videoconferenza con Marine Le Pen, Orbán e Salvini, qualche giorno prima è stato alla Casa Bianca per un colloquio con Trump sul cinema coreano e le miniere cinesi in Africa. I contatti più riservati però sono quelli con le forze di sicurezza di vari paesi, che lo vedono impegnato in qualità di esperto nel settore del controllo della vita pubblica. Prove di guerra batteriologica, coprifuochi, allarmi rossi, razionamenti, deportazioni, panico diffuso, cose così. Si tratta di esperienze relativamente nuove per noi virus, prima eravamo abituati a lavorare nell’ombra, ma da quando abbiamo dato anche noi il consenso a Google è tutto cambiato. Per fortuna siamo molto adattivi.
M. Siete cinesi?
T. Siamo cittadini del mondo. Oggigiorno un virus non può fare del nazionalismo, come certi leader di paesi in declino. Siamo mobili, fluidi, in continua mutazione. In realtà Corona è stato concepito nella Silicon Valley nell’esofago di un caimano nano di proprietà di un nerd sino-californiano- brianzolo. La nostra sede è in Cina solo per motivi fiscali, in realtà siamo ovunque.
M. Lei somiglia molto a suo cugino. Le è mai capitato che l’abbiano scambiata per lui?
T. Non me ne parli. Succede continuamente, ormai basta un’influenzina e pensano subito che sia “lui”, oltretutto è anche umiliante, io lavoro, lavoro, e lui si prende tutto il merito.
M. Colgo un accenno di critica nelle sue parole.
T. Se proprio vuole saperlo, in realtà il Corona non è mai stato un ragazzo molto brillante. Estroverso e anche ambizioso, questo sì, bravo soprattutto nel crearsi un’immagine. Già a scuola, al corso di letalità, lui è riuscito a farsi promuovere come Alphavirus, anche se i suoi voti erano bassi e nelle epidemie copiava sempre. Io mietevo molte più vittime, ma lui sapeva farsi notare dalla gente che conta.
M. Mi sta dicendo che si tratta più di fumo che di arrosto?
T. No, guardi, non voglio minimizzare, infettare è la nostra missione e ognuno fa quello che può. Se il Corona dovesse farsi bruciare dalla troppa pubblicità, un altro di noi lo sostituirà, sua sorella Diadema per esempio è molto preparata e, come tutte le femmine, sa lavorare senza fare rumore.
M. Progetti per il futuro?
T. Lavoriamo senza sosta per mettere a punto nuove strategie contro la specie più infestante del pianeta, quella umana. I nostri avanzatissimi laboratori di ricerca stanno testando nuove sinergie con i parassiti virtuali, i virus informatici, i post virali e il micidiale Algoritmovirus, capace di monitorare e condizionare i comportamenti umani fino all’annientamento di ogni attività cerebrale autonoma. Per finanziare la ricerca, stiamo lanciando una catena di alberghi che si chiamerà Via dal Virus, fatti di cellette individuali con vista su panorami famosi, che vengono murate subito dopo l’ingresso per impedire il contagio.